La tenerezza dei sentimenti nascenti tra i due protagonisti, è sottolineata dalla delicatezza con cui inizia il commento musicale, un sottofondo che nasce in sordina accompagnato dalle note di un meraviglioso richiamo alla Cina lontana, ma vicina e palpabile come le due mani che si cercano, si incontrano e poi si intrecciano saldamente, presagendo qualcosa di profondo e prepotentemente innegabile, di fronte alla cui evidenza nessuno dei due protagonisti vuole emettere alcun suono, perché ha paura di rovinare l'atmosfera regnante in quell'aurora di passione e di sentimenti sottintesi.
Avevo visto questo film in tv per la prima volta nel 1992, poco dopo la sua uscita, ma non l'avevo mai goduto a pieno, avendolo visto quasi da metà e sempre costantemente disturbata dalle chiacchiere della vicina di casa di cui ho detto in Figli di un Dio Minore. Poi, a fine agosto 2006, il regalo me lo ha fatto LA 7, tv sempre molto attenta al cinema cinese, su cui è spesso possibile assistere a qualche film eccezionale come questo o Vivere! o Addio, mia concubina (che commenterò).
Ero ancora in ferie, presso la mia famglia d'origine, e non c'è bisogno di aggiungere che, anche in questa seconda occasione, sono stata interrotta e disturbata nella visione, più volte. Tanto più che, essendoci scene piuttosto scabrose, non potevo avere la tranquillità di seguirlo. Infatti, LA 7 è stata molto accorta a mandarlo in onda verso mezzanotte. Pochi mesi dopo, però, mi sono rifatta , comperando il dvd, perché non ce la facevo a restare senza.
Ma torniamo a noi.
Avevo già da tempo comperato (nel 2002) il libro di Margherite Duras e, pur proponendomi di leggerlo quanto prima, ho sempre anteposto altre letture a questo.
Premetto che il libro da me in possesso è L'amante della Cina del Nord e non L'amante, da cui il film è effettivamente tratto. Seguendo però i dialoghi del film non ho trovato molta differenza col rifacimento della Duras, tanto più che il libro è accompagnato da chiare raccomandazioni riguardanti un altro eventuale film.
In effetti, il primo libro uscì nel 1984 e nel 1990 il regista francese Jean Jacques Annaud pensò di farne un film con Tony Leung Ka Fai, nel ruolo dell'amante cinese, e con l'allora esordiente Jane March, nel ruolo della giovanissima Marguerite Duras. Solo che la scrittrice contestò duramente questa produzione che non aveva reso giustizia alla love story reale. Sembra che, secondo la Duras, Annaud aveva enfatizzato solo l'erotismo esplosivo della coppia, lasciando in sordina i sentimenti, soprattutto della ragazzina. Infatti, chi dei due è sempre disposto ad ammettere che ci è andato di mezzo il cuore è solo lui, il Cinese, mai lei. Anche se nel FILM non mancano scene in cui la ragazzina fa sottintendere, con un silenzioso pianto, il sentimento per l'amante, più grande il doppio dei suoi anni, per l'impossibilità di un eventuale sviluppo della loro storia, poichè lui è promesso, da anni, ad una ragazza che presto dovrà sposare per dovere verso la propria famiglia ricca e potente.
Nel FILM la giovane Marguerite risulta maggiormente amareggiata dal fatto che si rende conto che, pur essendo impossibile un futuro con quell'uomo che la fa impazzire, non può più neanche essere presa in considerazione da lui e dalla comunità perché ha consumato ciò che doveva serbare per un eventuale matrimonio. Infatti, sia i francesi che i cinesi, su questo argomento, sono stati sempre concordi: una donna che avesse perso la verginità, prima del matrimonio, andava bandita e allontanta, bollata come una poco di buono, una reietta.
Ma ricominciamo da capo, giusto per seguire un filo conduttore che ci permetterà di mettere insieme e capire i vari frammenti di film e libro.
La TRAMA è per entrambi questa.
Nell'Indocina del 1929 una quindicenne francese di famiglia borghese, caduta in
disgrazia, incontra sul traghetto che la porta da Sa-Dec a Saigon, dove frequenta il liceo, un giovane cinese ricco e nullafacente di circa 27 anni (nel libro, 32 nel film). Lui è appena tornato da Parigi, dove aveva seguito degli studi di economia per volontà paterna, perché è l'erede di una immensa fortuna, essendo il primo ed unico figlio maschio della prima moglie. Per non disperdere il patrimonio, i ricchi cinesi erano soliti lasciare tutto in mano al primo figlio maschio, meglio se della prima ed onorevole moglie. Ed è proprio questo il caso. L'istruzione e i viaggi in occidente servivano ad imparare ad amministrare saggiamente, in un futuro prossimo, l'ingente patrimonio di famiglia.
Il giovane cinese che la ragazzina conosce quel giorno sul traghetto è bello e affascinante, raffinato ed elegante come un vero francese. Vestito all'occidentale, viaggia con una grossa limousine con tanto d'autista, pure lui impeccabilmente bardato all'occidentale. Ha già notato la ragazza affacciata sul Mekong, unica bianca in mezzo a tanti indigeni.
Indossa un vestito di seta indigena - scriverà la Duras nel libro- di un bianco ingiallito; in testa ha un cappello da uomo in feltro a tesa piatta bordato da un nastro nero. Le scarpe scalcagnate da ballo in lamè nero con qualche strass, la accompagneranno sempre e saranno perfino motivo di scherno, inizialmente, da parte del Cinese, quando le chiederà senza pudore: - Va al liceo con queste scarpe? -, mentre l'accompagna con la sua Morris Leon Bollè al pensionato Lyautey, dove dorme quando si trattiene a Saigon.
E' la figlia della direttrice della scuola di Sa-Dec, una povera vedova, caduta in miseria e raggirata senza pietà, dopo la morte del marito, dai funzionari demaniali della colonia francese in seguito ad alcuni investimenti sbagliati.
I figli sono tre. C'è Pierre, il più grande, un oppiomane, ladro e scansafatiche. Ruba alla madre, ruba alla servitù pur di continuare a a giocare d'azzardo e pagarsi l'oppio nelle fumerie, dove ogni tanto commette altri furti. E' prepotente e violento. La sua vittima preferita è il fratello minore, Paul, il secondogenito, su cui inveisce con ogni genere di violenza.
Paul subisce passivamente perché è profondamente debole e vulnerabile e, molto spesso, nasconde, con la musica del suo pianoforte, le urla e il terrore che regnano in casa quando Pierre si scatena.
L'ultima figlia è la giovane Marguerite, che vuole scrivere per ammazzare, metaforicamente, quel fratello violento e salvare l'altro. Per dare un futuro dignitoso a quella disastrata famiglia, soprattutto alla sua infelice madre, la quale, ciononostante, preferisce sempre il figlio più grande agli altri due.
L'incontro di Marguerite con quel cinese della Manciuria, alto, bello e con la pelle scura dei cinesi del Nord, sarà fatale per entrambi. Quando lui le offrirà una sigaretta, sul traghetto, la ragazzina lo scruterà insistentemente e senza ritegno, guardandolo in maniera insolente, fino a che non gli chiederà lui chi è.
Il Cinese, chiarita la sua identità e dove vive, le offrirà un passaggio nella sua macchina, una volta sbarcati, fino al pensionato. E tra una domanda e l'altra, una risata e l'altra, si arriva al commento irriverente delle scarpine di raso così malridotte, di cui prima. Lei sta al gioco e lo invita scherzare di più su quel particolare. Ma non sa che è da quel momento che le si imprimerà nella mente ogni particolare, ogni suono, ogni odore della città cinese, ogni particolare di quella macchina e di lui, che non dimenticherà mai più.
E' a questo punto che smettono di ridere e guardano altrove imbarazzati. Hanno smesso di ridere, di muoversi, di parlare e fingono di guardare fuori verso la "monotonia esterna", consapevoli che qualcosa, simile al silenzio calato in quell'auto, sta piombando su di loro.
Nel LIBRO è la ragazzina (qui chiamata la bambina, dalla Duras) ad iniziare il contatto fisico con l'uomo.
LA MANO
Marguerite non saprà mai se lui dormiva oppure no, quando gli prende la mano e la guarda da vicino, come un oggetto mai visto: la mano di un uomo cinese. Ha all'anulare un grosso anello d'oro con un diamante incastonato. Quella mano è bella, magra e dalla pelle ambrata. Poi, all'improvviso, non la guarda, né la tocca più. La lascia andare senza sapere se lui dorme o no. Porterà nel sonno quella mano per tenerla con sé. Poi si addormenta. Al risveglio riprenderanno a dialogare tanto per conoscersi meglio. Dopo un pò, cullata dal dondolio dell'auto in movimento, è tentata di lasciarsi andare ancora una volta al sonno, ma non riesce perché lui è così vicino, così presente…
Ad un certo punto il Cinese le chiede di chiudere gli occhi e con la stessa mano, che lei ha contemplato poco prima, le accarezza il viso, le labbra, gli occhi, per poi dire qualcosa in cinese, che è impossibile tradurre, a proposito del suo corpo. Non capisce, le spiega, è la prima volta che gli succede di provare quelle sensazioni. La mano continua il percorso lungo il corpo di lei, come presa da volontà propria, poi, all'improvviso, si ritira spaventata.
Il percorso con l'auto continua intercalato da qualche domanda su entrambi, sull'età di lei, ad esempio, che, lui ne è sicuro, ha aumentato, mentendogli. Poi di nuovo il silenzio. Quel silenzio che già parlava d'amore. “Un amore accecante. Sempre in divenire. Mai dimenticato”, (p. 40).
Poi l'arrivo al pensionato. Si lasciano senza voltarsi, senza guardarsi. Senza conoscersi più.
Nel FILM la ragazzina, sia pur con reticenza, saluta e ringrazia il Cinese, il quale, invece, resta senza parole a guardarla sopraffatto dalle emozioni e strozzato da quella esplosiva novità che non ha mai provato.
Qualche mattina dopo, sia nel libro che nel film, alle 7,30, dirigendosi al liceo, lei lo rivede.
Lui è lì nella sua limousine nera, col suo impeccabile autista. E' l'inizio della storia, scriverà poi la Duras.
Attraversata la strada, la ragazzina si dirige lentamente verso di lui. Si guarderanno un po', poi lei, appoggiando la mano sul finestrino, lascerà impresso un bacio tenendo gli occhi chiusi, come ha visto fare nei film.
Anche il Cinese aveva guardato e abbassato gli occhi, consumato dal desiderio irrazionale per quella creatura poco più che una bambina; quindi lei scappa a scuola. E' in ritardo.
All'uscita da scuola, nel LIBRO, lui è di nuovo lì ad aspettarla, nascosto nella sua Leon Bollè, protetto dalle tendine bianche.
La ragazzina si dirige verso la macchina con i sandali in mano e l'autista, già giù, le apre la portiera per farla salire e accomodare vicino al suo padrone.
Seduti l'uno accanto all'altra, nonostante l'imbarazzo, si stringono e si confessano il reciproco desiderio.
Arrivano a Cholen, poco più in là di Saigon. Attraversano la città cinese “col frastuono dei vecchi tram…che avanzano senza smettere di suonare…a cui sono appesi grappoli di bambini di Cholen”,(p. 53). Poi, ad un tratto, la folla non c'è più. Come per incanto è scomparsa. C'è solo la quiete. Il rumore, pur rimanendo invariato, si allontana.
La macchina ha imboccato una via di capanne a schiera, tipiche dell'Indocina. Ci sono delle fontanelle, dei portici ed è in quel villaggio, sotto un portico, che lui la condurrà davanti ad una porta che aprirà sulla modesta oscurità di una stanza spoglia e con pochi mobili: un letto, una poltrona e un tavolo. E' quella la garçonniere o camera dello scapolo, destinata, nelle famiglie ricche cinesi, ai giovani rampolli per portarci le loro amanti. E' un'usanza ormai consolidata da tempo fra quelli del suo ceto, spiega il Cinese. E' in quella stanza che avverrà l'iniziazione sessuale e sentimentale della giovane Marguerite.
Ma lui ci ripensa e vuole portarla via. E' troppo piccola, dice, non può farle questo. Perciò sarà lei a prendere l'iniziativa, a dare il via a quella storia che sarà l'ispirazione di altri grandi romanzi della futura scrittrice.
Il resto, nel LIBRO in questione, se non è proprio fedele al FILM, lo ripercorre abbastanza similmente. Gli elementi che accomunano le due opere sono la povertà della ragazza e della sua famiglia, la violenza di Pierre, il fratello maggiore e il disprezzo per gli indigeni da parte dei bianchi, e per tutto ciò che è cinese, compreso il ricco amantte della giovanetta.
Ciò che invece differisce dal FILM, in questo LIBRO, è la presenza costante dell'amore, che tenta di fare sempre capolino. Che lui ammette apertamente, sin dall'inizio. Lei no. Un sentimento a cui però si arrenderà e che accetterà apertamente, solo in seguito.
Nel FILM la ragazzina non si lascia andare al sentimento. Pensa che sia solo il desiderio sfrenato a dominare quella storia. Solo alla fine, quando è ormai lontana, ammetterà con sé stessa, che ha amato quel cinese affascinante e innamorato.
Nel LIBRO Marguerite è invece letteralmente costretta dalle circostanze a partire per la Francia, progetto che la madre aveva già in mente, ma che non si decideva mai a realizzare. Sarà il padre del Cinese a costringere la ragazzina e la sua famiglia ad andar via, perché sa che suo figlio è perdutamente innamorato di lei e non vuol più saperne di sposare la ragazza promessagli dieci anni prima. Lui vuole solo partire, portarla via e venir meno a tutti i programmi e le più antiche tradizioni. Ma non può farlo, perché suo padre lo diserederebbe e non gli lascerebbe scampo. E lui senza i suoi soldi sarebbe finito.
In fin dei conti, ammetterà la Duras, lui non ebbe mai il coraggio di contravvenire la volontà paterna. Per questo la ragazza partì senza opporre resistenza, pur schiacciata dal dolore e col cuore a pezzi, guardandolo da lontano, appoggiata al parapetto della nave, sul mare, come quel giorno sul traghetto che la portava a Saigon, quando lo aveva conosciuto. Solo che adesso quella stessa limousine, la quale era stata teatro e testimone del loro amore, non era lì a viaggiare con lei, ma giù sulla terraferma, nascosta dietro a mille cose. Anche se era lì per lei con lui. E lui non era altro altro che una forma abbandonata in un angolo. Sposato. Con un'altra.
Molti anni dopo il Cinese si recò a Parigi con la moglie e i figli e telefonò al suo grande amore di gioventù solo per sentire la sua voce. Aveva tremato per la paura e per l'emozione ed era stato quello a far riconoscere alla non più giovane Margherite l'identità del suo interlocutore, perché in quei casi veniva fuori l'accento cinese del Nord e lei, quell'accento, lo ricordava fin troppo bene.
Secondo lui, aveva continuato a dirle il Cinese al telefono, la loro storia era rimasta come un tempo. Non avrebbe potuto mai smettere di amarla e l'avrebbe amata fino alla morte.
CONSIDERAZIONI PERSONALI SU LIBRO E FILM
Grandi differenze, a dire la verità, nei particolari non ne ho trovate. Il FILM è abbastanza fedele a questo remake de L'Amante, il romanzo originario, che ha ispirato Annaud e che io non ho avuto ancora modo di leggere. Perciò non so quanto il regista abbia cambiato nel copione rispetto allo scritto originario della Duras.
Nel FILM le cose più riuscite, a mio parere, sono la perfetta ricostruzione dell'Indocina del 1930, con la fotografia stupendamente malinconica, e l'insuperabile leit motiv della superba colonna sonora di Gabriel Yared.
Per quanto riguarda il cast degli attori, il premio Oscar lo darei a Tony Leug Ka Fai, il protagonista maschile, il quale, oltre ad essere un uomo magnifico - e durante il film lo si può ampiamente ammirare - (lo so, sono di parte), è perfettamente calato nel suo personaggio, tenero e sensuale, vittima sacrificale, perdutamente innamorato di una ragazzina crudele che, apparentemente senza cuore, lo usa e lo sfrutta, vendendosi e approfittando dei suoi sentimenti e della sua ricchezza. Sono notevoli i primi piani sul viso mobile dell'attore, così pronto ad assumere un'espressione di ira un momento prima e subito dopo un'altra di disperazione con tanto di lacrime. Non a caso Tony Leung Ka Fai ha vinto ben due Awards del suo paese per altre interpretazioni.
Anche Frederique Meninger, l'attrice che interpreta la madre della Duras, è bravissima nel suo ruolo tragicomico di perdente.
Quella che invece mi ha lasciato alquanto perplessa è la scialba protagonista femminile, l'allora diciassettenne inglese Jane March. Poco convincente e piuttosto freddina rispetto al personaggio sensuale che avrebbe dovuto interpretare, continua preda del piacere voluttuoso. La March sembra invece essere stata messa lì quasi per sbaglio. A nulla, o per lo meno a poco, sono serviti i numerosi nudi, i sospiri e i gemiti di piacere emessi durante gli amplessi previsti dal copione. Insomma, non mi è sembrata la rivelazione che hanno voluto sostenere, come invece lo fu l'evidente talento di Jodie Foster al suo debutto.
Del regista J. J. Annaud ci sarebbe molto da dire, ma rimando la sua articolata ed eclettica biografia alle numerose notizie reperibili in rete. Di lui basterà sapere qui che è il geniale regista di altri famosi film di notevole successo, come Bianco e Nero a Colori, che gli valse l'Oscar nel 1976; Il Nome della Rosa ( 1986); Sette anni in Tibet (1998).
QUALCHE CURIOSITA'
Questo film, nella carriera cinematografica di Annaud, è stato definito "una sfida, perché il regista fa parlare i corpi dei protagonisti come nessun dialogo può" (fonte: la rete). Infatti, egli stesso, in un'intervista, spiegò: “Il film è la storia di un conflitto fra ragione e sentimento e l'idea è quella del rifiuto del corpo, della difficoltà che ha la mente di accettare la materialità e l'istintività del desiderio”. Non a caso La 7, come ho già detto in precedenza, ha mandato saggiamente in onda questo film verso mezzanotte, essendoci scene piuttosto ardenti. E - apro qui una breve parentesi -, non capisco proprio come si possa definire "per tutti", com'è riportato sul dvd, un film simile, che avrebbe dovuto essere invece vietato ai minori di 16-14 anni.
Ma torniamo a noi.
Il FILM L'amante prima di essere distribuito nelle sale cinematografiche era già famoso per le scene di sesso esplicito presenti nella pellicola. Anzi, sembra che questo procurò qualche rogna al regista. Infatti, durante la lavorazione, la protagonista femminile, Jane March, era chiaramente minorenne, essendo nata nel 1973.
In più, sembra che le scene di sesso nel film non furono proprio delle finzioni. E conoscendo il proverbiale e maniacale perfezionismo del regista Annaud, non c'è da meravigliarsi se così fosse successo.
MARGUERITE DURAS - CENNI BIOGRAFICI
Nata a Saigon, Vietnam, nel 1914, il suo vero cognome era Bonnaud.
Nel 1932, lasciato il Vietnam, si trasferì a Parigi dove, in seguito, lavorò nell'ambito editoriale.
Nel 1943 fu un' attivista della Resistenza francese. Nel dopoguerra, iscrittasi al partito comunista, dal quale, considerata dissidente, fu espulsa nel 1950.
Letterariamente esordì nel 1942 col romanzo Gli Impudenti. Il successo le arrise però con Una diga sul Pacifico (1950), che le aprì anche le porte dorate del cinema, prima come sceneggiatrice (da ricordare Hiroshima, mon amour, di Alain Resnais, 1959) e poi come regista (India song, 1974).
La sua attività principale però restò prevalentemente quella di scrittrice. Tra la sua numerosa produzione (34 romanzi tra il 1943 e il 1993) sono da ricordare: Il piccolo giardino, Moderato Cantabile, Il pomeriggio del signor Andesmas, Occhi blu capelli neri, oltre a L'amante.
Margherite Duras è morta a Parigi nel 1996.
PERCHE' HA SCRITTO L'AMANTE E L'AMANTE DELLA CINA DEL NORD.
L'opera originaria, L'amante, fu scritto nel 1984, libro che valse alla Duras il famoso e distinto premio letterario francese Prix Goncourt, nel quale narrava una parte della sua giovinezza trascorsa in Vietnam. Successivamente, nel maggio 1990, l'autrice, venuta a sapere della morte dell'uomo, protagonista del suo libro, un anno prima, riscrive sei anni dopo, la storia del loro amore. Solo che nella seconda stesura la storia viene ampliata e approfondita perché, in fin dei conti, questa esperienza costituisce la radice di tutta l'opera letteraria della Duras.
Alla notizia della morte del suo vecchio amante, ella scriverà: “Non avevo mai immaginato che il Cinese sarebbe morto…Per un anno ho ritrovato l'età dell'attraversamento del Mekong, sul traghetto di Vinh Long…Sono tornata a scrivere romanzi”, (pp. 9-10).
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Una corona ?... un diamante ? ... uno smeraldo ? ... semplicemente un bacio...
RispondiEliminaCiao Lena,molto bella la tua recensione..io ho visto il film e devo dire che è molto bello.Ciao Cristina
RispondiEliminaComplimenti...bravissima come sempre!!! Visto il film; semplicemente bellissimo.
RispondiEliminaUn caro saluto ;-)
ho visto il film mi è piaciuto molto ^__^ non ho letto il libro...devo colmare questa lacuna?
RispondiEliminaHo letto il libro, ho visto il film.
RispondiEliminaNon ne sono rimasto particolarmente entusiasta.
Il film anche secondo me è abbastanza "fedele" al libro. E forse è anche meglio del libro stesso, proprio grazie alla splendida fotografia.
Anch'io ho trovato molto bravo l'attore e assolutamente incolore la protagonista femminile.
La storia, secondo me, poteva essere sviluppata (parlo del libro, in questo caso) in modo più ricco ed articolato. Forse, c'è pe runa volta tanto troppo non detto, che è rimasto nella penna, e non sono riuscito a cogliere.
Bella recensione, un sorriso lettore
Mister X di COmicomix
anche io il libro non l' ho letto ma il film mi è piaciuto molto, soprattutto l' interpretazione maschile!
RispondiEliminaBuon inizio settimana!
Eccellente !!! che aggiungere ancora ??? buona serata Lena
RispondiEliminaPer essere sincera non ho né visto il film e né tantomeno letto il libro. Per dirla come ha detto "raggio di sole" non posso che ripetere E C C E L L E N T E ........ Penso comunque di rimettere la mia foto al posto del gatto.....
RispondiEliminasaluti da una spagnola a trieste...
RispondiElimina☼ Ciao ... che il sole ti sorrida sempre... mandi mandi ...Loris.,¸¸¸.•*☼°º¤,¸¸¸,.•*`°`°`’’’`
RispondiEliminaCiao, bellissimo il film e ottima la recensione….bye bye
RispondiEliminahttp://www.vincenzocaldarola.blogspot.com/
Mi è piaciuto più il fil che il libro.
RispondiEliminaVero è che non amo la Duras.
bella recensione, fossero fatte così quelle sui giornali!
marina
Ciao cara, allora stai lavorando al tuo blog di cucina dietetica???
RispondiEliminaUn bacio e a presto!
Maddy.
Ciao Lena ! e il blog dietetico ???
RispondiEliminasempre bravissima, non deludi mai
RispondiEliminaMi devo accontentare della recensione, non ho visto ne' il film ne letto il libro.
RispondiEliminaRicordo che un'amica ce l'ha e mi aveva chiesto se lo volevo , il libro naturalmente, quasi quasi...
ciao e grazie per il lavoro prezioso che fai.
Ottimo post e grazie del passaggio, alla prossima!
RispondiEliminap.s.- ti ho linkata sul mio blog
ciao Lena,
RispondiEliminaho trovato il tuo commento sul mio blog e sono subito corso a vedere il tuo...
Veramente interessante, ci dovrò passre spesso !
Se dovesse servirti materiale fotografico, chiedi pure.
Ciao Ranieri.
Felice di conoscerti e grazie di essere passata dal mio blog. Gli argomenti trattati nel tuo mi fanno davvero gola ;-) Libri, cinema...insomma, sei già tra i miei link!! Non ho letto il libro, ma ho visto il film, molti anni fa. Penso che lo rivedrò al più presto...prendo sempre al volo le "occasioni e gli spunti". A presto allora :-D
RispondiEliminaE' un film che amo rivedere.
RispondiEliminaRose
un sereno e felice fine settimana.
RispondiEliminaCiao e a presto.
Maddy.
il film l'ho visto il libro xò non l'ho letto! ^__^
RispondiEliminaP.s. Chi posta sul blog sono io non Jason :D xò Jason è un mio amicone!
Ciao
Il Paradiso Dei Dannati
http://paradisodeidannati.blogspot.com
Ciao Lena !...Vengo adesso dal tuo box di ciao......buona domenica...la mia è lavorativa ( solo la mattinata )per fortuna...un bacio
RispondiEliminaAl contrario di "figli di un dio minore",questo non l'ho visto.
RispondiEliminaTorno con più calma per leggermi meglio tutta la tua minuziosa analisi.
Un saluto e buona domenica.
Un saluto a presto.
passata per un saluto...e mi son presa un virus...haiahahai...
RispondiEliminaBlog ripulito da virus. Amici che venite a trovarmi, ripulite anche voi il vostro, per favore, collaboreremo per un migliore scambio, non infettandoci a vicenda. Grazie
RispondiEliminavolevo consigliarti un film bellissimo, tutto qui
RispondiEliminaIn the mood of love
o visto il film...c.è molto erotismo,mi e piaciuto molto.:)
RispondiEliminaBellissimo film...lui veramente bravo e anche bello! Ottima interpretazione di un uomo dolorosamente colmo d amore. Peccato per il finale... speravo più lieto ma forse è meglio così
RispondiElimina