Mi scuso per l'assenza, ma non ho il dono dell'ubiquità, che mi permette di essere in luoghi diversi e fare più cose contemporaneamente. Prometto, però, di aggiornare, da oggi in poi, questo blog, in modo più puntuale, iniziando dalla recensione di questo ottimo libro di Yu Hua, intitolato BROTHERS.
Da
tempo volevo recensire questo libro, ma la poderosità,
l'articolazione che lo caratterizza e certi episodi contenuti, uniti
alla mia cronica mancanza di tempo, mi hanno sempre trattenuta dal
farlo… nonostante il comico-grottesco che predomina in questo
romanzo...
È
difficile parlarne, soprattutto dopo aver visto certe atrocità...
BROTHERS
di YU HUA
Il
romanzo inizia con una triste riflessione del protagonista già
adulto maturo - che non riporterò per non rovinare la sorpresa -,
quindi procede da quando è iniziata la sua fama, Ma anche la sua
fortuna, partita da un evento piuttosto imbarazzante, ma occasionale,
non da habituè: spiare il didietro delle donne ai bagni pubblici...
Li
Testapelata ha 14 anni, l'aria
da brigante e una bella pelata in testa, che sua madre, vedova, gli
fa sempre fare per risparmiare e non portarlo dal barbiere, ogni
mese, per accorciargli i capelli: la soluzione più pratica e
duratura a Li Lan (la madre) è sembrata essere solo questa: radere
completamente i capelli al figlio per prolungare l'attesa di tornare
dal barbiere e spendere meno soldi. Da allora, Li Guang
sarà per tutti Li Testapelata.
Il
famoso giorno dei bagni pubblici, Li Testapelata era lì solo per
coincidenza. Non era sua abitudine spiare i deretani delle donne,
però chissà perché, quel giorno, gli era presa la smania di farlo
e si era arrampicato, tenendosi con i piedi in su, alla parete per
avere la faccia giusto in direzione dei sederi che espletavano i loro
bisogni. Ed era stato in quel momento che aveva visto cinque varietà
diverse: "un sederino, un culone, due culi secchi e un
culetto né grosso né piccolo (…) a lui piacque quello né grosso
né piccolo. Ce l'aveva proprio dritto davanti agli occhi, era il più
tondo e sodo dei cinque, tondo come la luna piena, e appena più su
si vedeva spuntare il coccige, messo in evidenza dalla pelle ben tesa" (pag. 9). Ma, proprio quando stava per spingersi oltre e
godere dello spettacolo gratuito, ecco che, giusto in quel momento,
era entrato di corsa un ventenne di nome Zhao Shengli, il quale
"vedendo uno con la testa e il busto infilati nella latrina, capì in
quattro e quattr'otto di che cosa si trattava. Agguantò Li
Testapelata per la maglietta, da dietro, e lo tirò su come se stesse
cavando una rapa dalla terra" (ibidem).
Pur
esposto al ludibrio della pettegola cittadina nativa, Liuzhen, Li
Testapelata seppe volger in fortuna quell'apparente malasorte,
nonostante dovesse sopportare il detto, in bocca a tutti: “tale
padre, tale figlio”. Sì, perché il padre di Li Testapelata, era
invece un habituè dei bagni pubblici, ed era morto proprio quando
stava osservando le donne che espletavano i loro bisogni. Un tipo
grande e grosso, vedendo spuntare dei piedi, al posto della testa, da
dietro il paravento, aveva urlato spaventato, terrorizzando il padre
di Li Testapelata, che aveva mollato la presa, tenuta faticosamente
con le mani, ed era scivolato nel profondo canale di scolo, dove
tutti i liquami lo avevano soffocato entro breve tempo, per non
parlare del modo in cui
si era lordato. A tirare fuori il corpo da quell'obbrobrio puzzolente
era stato proprio il tizio che aveva urlato, un insegnante di
educazione fisica delle medie, il quale, anni dopo, diverrà il
secondo marito di Li Lan, la madre di Li Testapelata.
Allora,
Li Testapelata non era ancora nato, ma a 14 anni, cioè quando ripeté
la bravata di suo padre, alla gente di Liuzhen parve scontato
etichettare il ragazzo col detto “tale padre, tale figlio”,
umiliando ancor più il già provatissimo spirito della povera madre.
Sarà, invece, proprio grazie a questo episodio, che Li Testapelata imparerà, in modo più deciso, a volgere il caso dalla proprio parte.
Sì,
perché uno dei sederi visti in occasione di questo episodio
apparteneva alla ragazza più bella di Liuzhen, cioè la
diciassettenne Lin Hong, ambita da tutti i cittadini di sesso
maschile, che avrebbero dato chissà che per essere al posto di Li
Testapelata!
E,
proprio grazie a questa opportunità, il precoce quattordicenne,
inizialmente ingiuriato e rimproverato, diverrà chi detterà le
condizioni a suo favore: tutti gli uomini, vecchi o giovani che
fossero, volevano sapere com'era il deretano della bella tra le belle
e cos'altro ancora avesse visto quel moccioso bastardo di Li
Testapelata!
Per
saperlo però non c'era altro modo che pagargli da mangiare,
altrimenti lui non parlava. Non aveva alcuna intenzione di vuotare il
sacco, a meno che non si fosse trovato davanti a un invitante piatto
di spaghetti ai tre sapori. A nulla valeva convincerlo a mangiarsi (e
accontentarsi) di un piatto di spaghetti semplici: lui puntava, da
subito, a quello ai tre sapori, i più costosi e i più saporiti,
perché avevano dentro pesce, carne e gamberetti e costavano tre jiao
e cinque centesimi, mentre gli spaghetti semplici, appena 9
centesimi.
Mercanteggiando col didietro di Lin Hong, Li Testapelata, da magro ed emaciato che era, per la povertà e la fame, riuscì a mangiare ben 56 ciotole di spaghetti ai tre sapori acquisendo un aspetto pasciuto e soddisfatto.
A
causa di quell'episodio, era infatti venuta fuori la sua vena di
mercante: ad appena 14 anni, aveva venduto a ben 56 uomini notizie
segretissime sul lato B della più bella di Liuzhen, che gli avevano
fatto dimenticare cosa volesse dire aver fame, oltre ad affibbiargli
il nomignolo di Chiappetta, presto
trasformato – grazie allo spiccato senso per gli affari dimostrato
– in Il Re delle Chiappe.
IL FRATELLO
Song
Fanping era lo stesso uomo che
aveva fatto spaventare il primo marito di Li lan, quello che aveva
lanciato un urlo vedendo due piedi spuntare dalla tramezza posta tra
i bagni maschili e quelli femminili; lo stesso uomo che si era
lanciato nel canale di scolo, - quando il malcapitato vi era finito
giù -, per salvargli la vita, invano. Sette anni dopo, rimasto
vedovo con un figlio di un anno più grande di Li Testapelata, Song
Fanping e Li Lan, per una serie di coincidenze si sposarono
innamorati davvero l'uno dell'altra. D'altronde di Song Fanping non
ci si poteva che innamorare.
Song
Fanping era un insegnante di educazione fisica alla scuola media di
Liuzhen. La sua stazza imponente e l'altezza (1 metro e 85), facevano
di lui un omone dall'aspetto temibile. E, in effetti, non ci si
sbagliava. Quello che però nessuno intuiva, al vederlo, era il suo
ottimo carattere, la sua solarità e cordialità sempre ben disposta
verso tutti.
Innamoratosi,
corrisposto, di Li Lan, madre di Li Testapelata, aveva vissuto un
intenso anno d'amore con la sua seconda compagna, fino a che non
l'aveva convinta a ricoverarsi all'ospedale di Shanghai (dove viveva
la sua sorella maggiore) per curare il suo terribile mal di testa
cronico, scoppiato in seguito alla morte umiliante del suo primo
marito. Prima di farle prendere la corriera, però a Song Fanping era
venuta in mente un'idea: recarsi dal fotografo e farsi fare una foto
di famiglia con loro due e i rispettivi bambini. Quella fu l'ultima
volta che i due sposi si videro in vita. Una brutta e irragionevole
era stava per piombare su tutta la Cina: la Rivoluzione
Culturale!
Siamo quindi nel 1966, anno in cui la quarta moglie di Mao, Jiang Qing, ordinò, in nome della Rivoluzione Proletaria orribili torture ai danni degli appartenenti alle classi intellettuali e di proprietari terrieri, i quali venivano spesso torturati e sfregiati prima di morire, solo per esser stati, un tempo, ad esempio, piccoli proprietari, proprio come lo era stato, molto tempo prima, il padre di Song Fanping. Per questo, pur dopo una trionfante marcia per tutta Liuzhen, con un'enorme bandiera rossa in mano, cantando canti rivoluzionari e ammirato da tutti, appena il giorno dopo, Song Fanping si ritroverà messo al bando e costretto a portare il solito cappello di carta a punta, e il cartello di legno appeso al collo, indice di qualcosa che non quadrava: era, infatti, risultato figlio di proprietario terriero, nonostante suo padre, da decenni, avesse spartito la sua piccola proprietà con i contadini che, una volta, lavoravano per lui.
Nonostante
l'autocritica, nonostante la destituzione da insegnante, Song Fanping
capiva che il mondo dei suoi figli non doveva essere turbato. Si era
per questo impegnato, in tutti i modi, a far continuare a vivere i
due bambini nel loro mondo dorato, le cui brutture esterne non erano
ancora per loro facilmente comprensibili, per questo, riteneva,
dovevano restare fuori.
Per
una serie di coincidenze abbastanza precise, Song Fanping non vide
più sua moglie, né poté più accudire i due bambini, poiché la
stessa mattina che Li Lan doveva tornare da Shanghai – dal cui
ospedale non aveva ricavato niente, perché i medici erano stati
tutti arrestati -, fu inseguito e picchiato furiosamente dalle
Guardie Rosse, fino a
morirne.
Il
suo corpo fu lasciato lì dov'era caduto, per strada, impossibile da
riconoscere, tanto era malconcio, fino al sopravvenire dei bambini,
che grazie al loro clamore, erano riusciti a impietosire qualcuno e
convincerlo almeno a riportare a casa il loro papà...
Mi
fermo qui. Non voglio né posso rivelare altri particolari, che
sarebbero davvero tanti e troppo lunghi da descrivere, essendo
BROTHERS un romanzo
molto articolato e ricco di pittoreschi personaggi, caratteristici
della pettegola e provinciale vita di una cittadina come Liuzhen.
Basterà elencare solo i principali, che continueranno a popolare le
vicende e la vita dei due protagonisti, in particolare di Li
Testapelata. Essi si trovavano tutti nella "vivacissima
Strada occidentale di Liuzhen, una viuzza dove c'erano..."
(pag. 74) il gigantesco fabbro Tong,
il sarto Zhang, gli
arrotini Guan, il
cavadenti Yu, la
gastronomia di mamma Su
e anche il ghiacciolaio Wang,
"che strillava ai quattro venti picchiando contro la borsa
frigorifera in cui teneva i ghiaccioli" (ibidem). A questi
sono da aggiungere i tre ragazzi delle medie (che poi resteranno in
due), che metteranno spesso le mani addosso ai due bambini e saranno
presenti lungo tutto l'arco del romanzo.
È la prima parte di un'unica poderosa opera, che l'editrice Feltrinelli ha voluto, qui in Italia, suddividere in due volumi.
Sin
dall'inizio, si nota subito che il libro è caratterizzato da una
sferzante e ironica – spesso anche grottesca – comicità. Ben
poco spazio è concesso alla commozione e alla pietà, che pur
trapela in certi personaggi come Mamma Su e nei due protagonisti
bambini. Ma quello che colpisce di più è la facilità con cui
Yu Hua riesce a passare dalla
comicità più pura all'innocenza autentica dell'animo infantile,
così come riesce, con leggerezza, a passare alla drammaticità
storica della Rivoluzione Culturale e
ai suoi assurdi propositi e castighi.
Alla
presentazione della sua opera, al Salone del Libro,
l'autore ha, infatti, paragonato quel periodo violento al Medio Evo
europeo; ma se l'Europa ha subito e 'digerito' in diversi secoli il
periodo di ferro, la Cina l'ha vissuto e fagocitato nel lampo di una
sola decina d'anni, dal 1966 al 1976, coincidente con la morte
dell'onnipotente Mao. Ed è su questi particolari che mi voglio
soffermare un po'.
Facendo
ricerche più approfondite, tra libri e web, mi è capitato di vedere
su You Tube alcuni filmati di una crudeltà mostruosa: Jiang
Qing che conclamava la
giustizia delle torture e della morte di certi insolenti prigionieri,
'colpevoli' di essere figli di proprietari terrieri o di essere degli
intellettuali deviazionisti di destra, e rappresentanti di un mondo
che doveva scomparire! Una di queste pene, con conseguente condanna a
morte, era la “Legge dei Mille Tagli”... adesso non me la sento
di scendere nei particolari, perché è di una crudeltà
agghiacciante, ma giusto per spiegare di cosa si tratta, mi limito
solo a dire che i mille tagli venivano effettuati sul corpo nudo
della vittima, ancora viva e pienamente cosciente, legata a un palo,
fino ad arrivare alla decapitazione effettiva, preceduta
dall'amputazione degli arti, che venivano fatti a pezzi già prima
che questa spirasse.
Durante il Medio Evo, si sa che certe sadiche e deliberate crudeltà sono avvenute anche in Europa, ma non si spiega lo stesso il motivo per cui la gente si faceva così facilmente irretire da qualcosa che non si sapeva neanche bene cosa fosse. Mi riferisco allo strapotere e al conclamato marxismo cinese di Mao, che non era chiaro nemmeno a lui.
Quanta
gente, dopo la sua morte, grazie alla pseudo-riabilitazione promossa
da Deng Xiaoping, ha confessato di non aver mai capito il motivo per
cui doveva esser punito e fare autocritica. Che cosa aveva mai
commesso per subire soprusi come quelli noti?
È
un argomento, questo, su cui Yu Hua non si sofferma molto, né si
sbilancia più di tanto. Nel libro condanna apertamente la
Rivoluzione Culturale e la sua violenza, ma mai in modo diretto. Col
suo modo onnisciente di narrare, l'autore lo affronta in modo
distaccato e dal punto di vista di spettatore esterno ed estraneo ai
fatti.
Ecco
qui un passo significativo ed eloquente del modo di narrare di Yu
Hua.
"Dopo la partenza di Li Lan per Shanghai, da noi a Liuzhen arrivò la Rivoluzione Culturale. Song Fanping stava tutto il giorno a scuola, usciva presto e rincasava tardi, anche Li Testapelata e Song Gang uscivano presto e rincasavano tardi e passavano la giornata per strada. LE vie di Liuzhen si riempirono di fiumane di gente e di drappelli che marciavano, ogni giorno, avanti e indietro. Sempre più persone portavano la fascia rossa al braccio, avevano le spillette del presidente Mao appuntate sul petto e le citazioni del Libretto Rossosulla bocca. E sempre più persone si riversavano nelle strade a far cagnara tra urla e canti, urlavano gli slogan rivoluzionari e cantavano gli inni rivoluzionari. I dazibao, uno sull'altro, ispessivano sempre più i muri e a ogni folata di vento facevano lo stesso rumore delle foglie. Cominciarono a esserci quelli che portavano in testa cappelli di carta a punta o grossi cartelli di legno al collo, e quelli che andavano avanti e indietro strillando slogan di autocritica e sbattendo pentole e ciotole rotte. Li Testapelata e Song Gang sapevano che le persone con i cappelli di carta, i grossi cartelli di legno e le persone che sbattevano i coperchi rotti erano quelli che tutti chiamavano nemici di classe. Chiunque poteva alzare il braccio e appioppar loro una sventola, sollevare la gamba e assestargli un calcio nello stomaco, strizzarsi le narici e soffiargli il moccio nel colletto o tirare fuori l'uccello e pisciar loro addosso. Tanto quelli sopportavano qualsiasi umiliazione, senza dire una parola e senza guardare storto nessuno, e gli altri ridendo della grossa, li obbligavano a schiaffeggiarsi da soli, a gridare slogan ingiuriosi contro sé stessi e, quando li avevano esautriti, a passare agli insulti contro i propri antenati... Per Li Testapelata e Song Gang fu l'estate più indimenticabile della loro infanzia, anche se non sapevano che era arrivata la Grande Rivolznione proletaria culturale, né che fosse cambiato il mondo, sapevano solo che Liuzhen era tutti i giorni in fermento, come fosse sempre festa." (cap. 9, pagg. 82-83).
LA
STRUTTURA DI BROTHERS
All'apertura,
s'introduce subito la figura di Li Testapelata da adulto, dopo aver
già vissuto tutto ciò che è narrato nei due volumi italiani. Chi
racconta le sue vicissitudini, è una 'voce' onnisciente, che
interviene a spiegare i particolari delle varie situazioni e i
pensieri dei protagonisti, rendendo il lettore partecipe delle
riflessioni più profonde dei personaggi e dei fatti accaduti in
contemporanea ad altri, come una sorta di ubiquità.
Lo
stile e la scrittura sono scorrevoli e discorsivi, anche se il
linguaggio è spesso farcito di volgarità e parolacce, ma questo è
anche dovuto alla necessità di rendere più verace la narrazione,
per colorirla e dipingerla nel modo più possibilmente credibile.
Io
ho già letto e recensito altri libri di Yu Hua e non ho sempre
trovato un linguaggio così spinto, ma ogni volta adattato alla
situazione raccontata. Non a caso questo medico-scrittore è stato
considerato l'autore contemporaneo più controverso della Cina
odierna. Infatti, se molti dei suoi libri sono riusciti a resistere
alla censura, non lo è stato per il film tratto dal suo libro più
conosciuto, VIVERE!, da
cui il regista Yang Zimou, ne
trasse un capolavoro ancora poco apprezzato, la cui sceneggiatura fu
proprio opera del romanziere di BROTHERS,
tuttora impossibile da visionare in Cina.
VIVERE!,
inoltre, ricevette anche il prestigioso premio letterario
Grinzane-Cavour, come miglior
libro straniero del 2004.
BROTHERS però, per la sua vasta e poderosa mole, per l'ampio respiro vissuto, e per l'abilità dimostrata, dall'autore, nel descrivere scene, situazioni e personaggi, oltre che pensieri e stati d'animo, resta, attualmente, un esempio insuperato nell'opera prodotta fino ad ora da Yu Hua. Per questo lo consiglio caldamente, anche perché non l'ho trovato affatto pesante, nonostante la drammaticità di certe scene. E poi, leggere libri di autori ben lontani dal comune immaginario collettivo (come possono essere i romanzi statunitensi o la narrativa poliziesca e legale italiana), apre orizzonti mentali inaspettati, oltre ad abbattere insussistenti pregiudizi e inutili stereotipi su Paesi, a noi occidentali, ancora del tutto sconosciuti.
SCHEDA DEL LIBRO
"Brothers" di Yu Hua
Feltrinelli, Milano 2008
pagine leggibili 248
Titolo originale "Xiongdi"
Traduzione di Silvia Pozzi
Prezzo Euro 16.
"Brothers" di Yu Hua
Feltrinelli, Milano 2008
pagine leggibili 248
Titolo originale "Xiongdi"
Traduzione di Silvia Pozzi
Prezzo Euro 16.