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sabato 22 marzo 2008

FIGLI DI UN DIO MINORE (libro e film)

Alcuni di voi, cari amici bloggers, suppongo immaginino già il motivo per cui ho scelto di scrivere una recensione, in parallelo, tra libro e film, com'è mio solito fare, ormai, su FIGLI DI UN DIO MINORE, cioè la mia familiarità col mondo dei sordi. Mondo in cui ho lavorato, in un'apposita scuola, di cui ho già parlato in un precedente post.
E' anche noto, ormai, il significato del mio nick name usato in un sito di opinioni on line a cui sono iscritta da alcuni anni, ONDALIS, cioè il nome-segno usato dai sordi per chiamarmi e indicarmi (se non lo ricordate, è chiaramente descritto in SORDITA'). E, anche se attualmente, non lavoro più così da vicino con i sordi, sono sempre potenzialmente disposta a farlo.
Addentriamoci però nell'argomento che qui mi preme.
Ho visto questo film per la prima volta nel 1992, in compagnia di una vicina chiacchierona, presente anche durante la messa in onda di un altro bellissimo film del regista Annaud, L'Amante, ispirato al libro di Marguerite Duras. Per questo, come nel caso de L'Amante, non potetti gustarmi a pieno la bellezza e la profondità di un film come questo, avendo costantemente, nelle orecchie, il chiacchiericcio fastidioso che interrompeva, inopportunamente, la comprensione del film; per cui quando, pochi anni, fa ebbi l'occasione di rivederlo in TV per bene, ne approfittai e lo registrai.
Il film mi interessava maggiormente, in quel periodo, perché stavo frequentando il famoso corso di LIS (Lingua Italiana dei Segni), dove imparavo la lingua dei sordi italiani, visto che, ormai, ero entrata in sintonia con quel mondo e lo comprendevo sufficientemente al punto da essere in grado di cogliere qualche differenza tra la LIS e l'ASL (American Sign Language), la lingua dei segni americana usata nel film Figli di un Dio minore.

Il soggetto di questo FILM è tratto la una piéce teatrale di Mark Medoff, pubblicata anche in un libro (che ho recuperato su ebay), il quale autore ha pure collaborato alla stesura della sceneggiatura, con gli opportuni cambiamenti, forse pretesi dalla regista Randa Haines.
La trama non si discosta molto da quella di una love story a lieto fine, ma la genialità di questo soggetto, che però non ho mai visto rappresentato a teatro, ma che, sono convinta, renda meglio al cinema, sta nell'introdurre lo spettatore ignaro, in un mondo affascinante, quanto sconosciuto, presente nella realtà di ogni nazione, quello della sordità.
Inutile dire che l'America è, attualmente, lo stato portabandiera di questa categoria di disabilità, il meglio organizzato, sul cui territorio è presente l'unica università al mondo nata appositamente per i sordi, la Gallaudet University, dove, chi ha ottenuto dei meriti o una borsa di studio, viene inviato a fare uno stage che arricchirà il suo curriculum, meglio ancora se lo studente in questione sia sordo.
Ho conosciuto, infatti, diverse persone, tra cui anche colleghi di quella scuola menzionata prima, che erano stati premiati andando alla Gallaudet a fare dei corsi di perfezionamento.
La Gallaudet è aperta anche agli udenti adesso, ma devono essere tutti rigorosamente segnanti, a meno che non siano delle importanti personalità come il dottor Oliver Sacks, il quale, pur non conoscendo l'ASL, al momento della visita, fu invitato per svolgere delle ricerche riguardanti il suo campo di studi, la neurologia.
Nel LIBRO come nel FILM, il protagonista maschile, James Leeds, insegnante trentenne, accetta l'incarico in un istituto speciale per soli sordi.
Da lui si pretende che faccia parlare anche i ragazzi più difficili. E di studenti del genere, tutti appartenenti alla tarda adolescenza, James ne ha davvero tanti. Solo che costoro non sono solo sordi, sono anche indisponenti e provocatori. A lezione fanno tutto fuori che eseguire le consegne del nuovo insegnante. Si rifiutano, ad es., di parlare, si rifiutano di fargli capire se conoscano o meno la lettura labiale. Si radono perfino la barba in classe, tanto se ne infischiano.
Ma James è un osso duro e ha, a suo favore, un passato piuttosto difficile, costellato dalle esperienze più varie e più incredibili, per cui, grazie ai suoi metodi innovativi e non proprio ortodossi, riesce dove molti altri hanno fallito: far parlare gli studenti più riottosi. E' divertente vedere, infatti, le scene in cui James istruisce i suoi difficili allievi insegnando loro a dire parolacce e chiamare 'faccia di culo' il direttore, che, ovviamente, sentirà questa esclamazione a lui rivolta. O quando, giocando col pallone insieme a costoro, istruirà a dovere uno di questi insegnandogli a chiamarlo: 'faccia di merda', o si divertirà maggiormente nel momento in cui lo stesso ragazzo ha ampliato il proprio linguaggio vocale, aggiungendo al suo vocabolario un nuovo insulto diretto all'amato docente: 'coglione'.
James sarà talmente abile nel suo lavoro da riuscire perfino ad allestire uno spettacolo con tanto di musica e danze, durante cui, i suoi studenti balleranno e canteranno, mimando con le labbra, le parole per seguire le vibrazioni del ritmo che anche loro sentono.

Con Sarah è un'altra faccenda.
Sarah è lì da tanti anni. Ha, nel film, 25 anni (26 nel libro) e fa la donna di pulizie nella stessa scuola. Da subito mostra di essere un peperino, un caratterino poco malleabile e docile al tatto. James la nota, per la prima volta, durante il pranzo in mensa, mentre manda a quel paese il cuoco della scuola e, letteralmente, questa volta, all'aria le pentole pulite poste lì vicino.
Sarah Norman è una ragazza bellissima, ex allieva dell'istituto, tra i migliori allievi di tutti i tempi e con un quoziente intellettivo altissimo. Vive e lavora lì. Le piace il suo lavoro perché la fa sentire utile e indipendente dal mondo degli udenti.
Non vede sua madre da otto anni, né ha intenzione di rifarsi viva con lei.
Suo padre è andato via di casa quando lei aveva cinque anni, poco prima che entrasse in quell'istituto, lasciando sola la moglie e le due figlie, perché non riusciva ad accettare l'idea di essere padre di quella bambina diversa e imperfetta e il suo senso di impotenza, unito ad una incolmabile frustrazione, lo aveva portato al gesto estremo di abbandonare la famiglia.
Sarah, dopo vari tentativi di imparare a parlare emettendo, a detta di sua madre, "solo suoni orribili", rinuncia del tutto, chiudendosi in un duro e inscalfibile isolamento, per evitare di essere ferita ancora, da adulta.
Con James non è amore a prima vista. Tutt'altro. I due si scontreranno molte volte perchè lei non vuole cedere all'attrazione che sente nascere per quell'insolito insegnante, che vuole a tutti i costi far parlare ogni sordo di quell'istituto. Sarà dopo reiterati tentativi, da parte di James, che la ragazza cederà ai sentimenti e all'irresistibile vitalità di lui.
Conviventi dopo un po', Sarah lascerà il suo lavoro, ma, ben presto, pur sentendosi appagata dalla nuova vita che conduce, sentirà l'esigenza di voler dimostrare (a sé stessa e agli altri), che anche lei vale qualcosa, sia pure con la sua sordità. La giovane donna si renderà finalmente conto che, pur amando profondamente James, dipenderà sempre da lui, il quale sarà costretto a fare sempre da mediatore e interprete tra lei e il mondo degli udenti, tagliandola nettamente fuori, anche se in un modo più in sordina. E' la crisi.
Dopo un party tra molti sordi e pochi udenti, dove è presente anche lui, scoppia una lite tra la coppia che, una volta a casa, indurrà James ad urlarle tutta la rabbia che porta dentro contro l'ostinata decisione di lei di non parlare.
Sarah aveva preso definitivamente questa decisione in seguito ad un'esperienza scioccante, avvenuta grazie alla sorella maggiore.
Da adolescente, durante le vacanze passate a casa fino ai 18 anni, per dimostrare agli amici della sorella che anche una ragazza sorda era capace di fare ciò che fa un'udente, e forse anche meglio, aveva accettato di sottomettersi ad un sordido gioco. Notando che quei ragazzi erano sensibili alla sua bellezza fisica, aveva accettato di avere rapporti con tutti loro, mentre sua sorella organizzava gli incontri, inviando nella sua stanza, uno alla volta, tutti gli amici che si preoccupavano solo di prendere ciò che volevano, senza neanche pensare di chiederle se volesse una coca-cola.
Durante la lite, Sarah proverà a parlare a James urlando il suo dolore e, di fronte allo sguardo orripilato di lui, scapperà via, lasciandolo solo.
Dopo svariati tentativi, da parte di lui, per rivederla e parlarle, per spiegarsi e chiarirsi, tutti caduti nel vuoto, una sera ci riuscirà e, finalmente, il lieto fine accontenterà tutti.

Credo che questa trasposizione cinematografica renda giustizia alla bellezza ed unicità del nobile soggetto affrontato da Medoff, così singolare, ma anche così inesplorato: il mondo della sordità, un mondo così affascinante, ma al contempo, così difficile da penetrare.

IL LIBRO
Diamo ora uno sguardo al libro, cioè il testo della pièce teatrale, di grande successo, dall'omonimo titolo, Children of a lesser God, scritta da Mark Medoff.
Leggere questo testo, dopo aver visto un film così ben fatto e cambiato in diversi punti, a dire il vero, è stata per me una delusione.
Pur essendo scritto bene e in maniera scorrevole, non rende giustizia alla profondità dei personaggi. Ecco perché ho maggiormente apprezzato l'eccezionale bravura di William Hurt, che, perfezionista come il collega De Niro, ha imparato, per l'occasione, la lingua dei segni americana (ASL), pur di girare quel film e rendere più credibile il suo personaggio.
Anche l'interpretazione di Marlee Matlin, l'attrice sorda che ha interpretato Sarah, è superlativa, perché, pur essendo abituata a lavorare per la cinematografia per soli audiolesi, ha reso perfettamente comprensibile al pubblico udente, non abituato a questo tipo di recitazione, il suo tormentato personaggio. Non per niente, questa sua prima interpretazione cinematografica le ha valso l'Oscar come miglior attrice protagonista nel 1986.
Questi due bravissimi attori, Hurt e Matlin, durante la lavorazione del film, parallelamente alla storia della sceneggiatura, intrecciarono una storia che sfociò in un matrimonio durato però soli quattro anni, rendendo, grazie a questo elemento, a mio parere, la loro interpretazione ancor più magistrale.
Certo, anche William Hurt era degno di un secondo Oscar (che aveva già ottenuto per la sua precedente interpretazione, Il bacio della donna Ragno), vista l'abilità- di certo non pregressa -, del suo segnare e parlare contemporaneamente, a beneficio della macchina da presa e del pubblico udente.
Ma se Hurt non fu ricompensato per il suo ruolo alquanto complesso, oltre ad esserlo la Matlin con l'Oscar, lo fu anche la regista statunitense Randa Haines, consolidatasi, prima di questo lungometraggio, in regie televisive di successo. Infatti, lo stesso anno della realizzazione di FIGLI DI UN DIO MINORE, vinse l'Orso d'oro al Festival del Cinema di Berlino.
La realizzazione del film, scrivevo prima, approfondisce meglio il contesto scenico rispetto al testo teatrale, pubblicato nel libro, che io considero piuttosto povero e poco appropriato.
Il tema della sordità non viene, inoltre, sviluppato da Medoff, ma solo sfiorato, appena abbozzato, mai veramente discusso. E', a mio avviso, tutto molto vago.
Ci sono poi, nel libro, dei personaggi chiave che nel film non esistono proprio (così come delle intere scene, create radicalmente ex novo dalla regista), tranne quello di Orin, appena abbozzato nella pellicola, mentre nel libro resta una figura piuttosto importante, poichè rappresenta colui che vuole convincere Sarah, in maniera subdola, a rompere con James, perché udente, tanto - è convinto -, è una storia che non può funzionare. Orin è un attivo difensore dei diritti dei sordi, pertanto cercherà di coinvolgere l'amica in qualsiasi modo. E sarà questa la goccia che farà traboccare il vaso, nel libro, perché renderà a Sarah evidenti i suoi sensi di inferiorità, mettendo in serio pericolo il menàge con James, divenuto ben presto suo marito, al contrario del film in cui i due convivono solamente.

CONSIDERAZIONI PERSONALI
Il merito, secondo il mio parere, va più alla regista, Randa Haines, che a Mark Medoff, pur drammaturgo di successo, oltre che direttore del Dipartimento di Teatro della New Mexico University, e autore del soggetto, perché con un tale film ben fatto e ben descrivente il mondo, i progressi e i regressi dei sordi, la Haines ha posto al centro dell'attenzione, una forma di disabilità, il deficit uditivo, molto poco considerato e conosciuto dal vasto pubblico. E, col trasformare in pellicola cinematografica la piéce teatrale di Medoff, la regista ha sottoposto anche un po' forzatamente, a mio avviso, all'attenzione del pubblico più distratto, il problema della sordità, che necessita ancora di tante attenzioni e approfondimenti, da parte dei cosiddetti individui normali udenti, per non parlare poi delle strutture e di chi ne è a capo.


La LINGUA DEI SEGNI usata da Marlee Matlin nel film, nata udente e divenuta sorda a 18 mesi, è la già nominata ASL. L'attrice conosce però anche il labiale. Era solo per esigenze di copione che nel film faceva credere di non essere capace di leggerlo.
Nel testo di Medoff, viene chiarito nell'introduzione, che Sarah usa l'ASL durante la recitazione, ma che esiste anche un'altra lingua dei segni, il SIGNED ENGLISH (l'Inglese Segnato). Entrambe queste forme di lingua dei segni esistono in tutte le lingue parlate. La differenza tra ASL e S.I., continua l'autore, sta nel fatto che l'ASL è molto più concettuale e descrittiva che grammaticale; mentre la S.I. utilizza una tecnica che segna parola per parola. In Italia la corrispondente si chiama Italiano Segnato Esatto, mentre la LIS è la corrispondente dell'ASL. Di ciò ho parlato ampiamente nell'apposita opinione riguardante la sordità e che invito a leggere, casomai ci fosse qualcuno che volesse approfondire l'argomento in maniera più adeguata.
Rimandandovi all'altra mia opinione e avendo esaurito ciò che avevo da dire, non mi resta che augurarvi buona lettura e buona visione a tutti.

SCHEDA DEL FILM
Titolo originale: Children of a lesser God, USA, 1986
Casa produttrice: Paramount Pictures
Durata: 114 minuti
Genere: drammatico per tutti
Regia: Randa Haines
Sceneggaiatura: Hesper Anderson e Mark Medoff
Attori principali: William Hurt, Marlee Matlin, Piper Laurie, Philip Bosco, ecc.

13 commenti:

  1. i miei migliori auguri di Buona Pasqua!

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  2. Il libro non l'ho letto,ma il film l'ho visto,molto bello.
    Auguroni di buona Pasqua,vado a lavorare....

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  3. che bello questo film........Auguroni di una serena e felice Pasqua!
    Un abbraccio. Maddy.

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  4. < Ciao Loris, mi puoi dire come hai fatto per eliminare quel dialer di cui si diceva qualche settimana fa, per favore? Grazie, mandini >..dio bono..se non mi ricordo nemmeno cos'ho fatto ieri..., ...se parli dwei commenti spam.. clicca il titolo del post...entra e vai nei commenti...ci dovrebbe essere un'icona a forma di cestino...clicca...e vedi cosa e dove e come eliminare definitivamente quel commento sgradito... , ..ora non so spiegarmi meglio...spero che basti così... , ..mandi mandi ...Loris...

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  5. " un dialer MacroAV"...Lena , sei la prima che mi lascia questo commento...io non sapevo nulla , perchè nessuno fino a questo momento me lo aveva fatto notare...non è che per caso è il tuo computer che da qualche problema ??? Io altro non so dire e non so cosa fare.
    Buona serata....domani si ritorna al lavoro :(( stavo cosi' bene a casa !!! ^____^

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  6. Ciao Lena, come va?
    Passate bene le vacanze?
    Io devo smaltire qualche chiletto messo su con casatiello, colombe varie e cioccolato!
    Buona serata e a presto.
    Maddy.

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  7. Interessante, del film ne ho sentito parlare ma mai visto ^__^
    Ti auguro una buona serata :)

    Il Paradiso Dei Dannati
    http://paradisodeidannati.blogspot.com

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  8. Il film l'ho visto...Bellissimo!!!
    Mi incuriosisce il libro...
    A presto ;-)

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  9. La ringrazio per Blog intiresny

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