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domenica 5 aprile 2009

L' OMINO DEL MUTO

I miei ricordi su Charlie Chaplin risalgono a quando ero una bambina di pochi anni che assisteva, dalla tv, a film in bianco e nero, accompagnati solo da commenti musicali, in genere, melodie eseguite al pianoforte, piuttosto comiche e frettolose, intercalate a parti più dolci e soavi come il curioso omino sottile che vestiva abiti-stracci troppo stretti e troppo corti per la sua taglia, oltre agli immancabili bastone e bombetta.

Durante lo svolgersi di questi ormai classici films, quando accadeva qualcosa degno di nota o un personaggio aveva da dire qualcosa d'importante, durante un dialogo, s'interrompeva lo scorrere delle immagini per far posto all'apparizione di didascalie contenenti spiegazioni inerenti ciò che avveniva in quel momento, come nella FEBBRE DELL'ORO, mitico e ineguagliato film degli esordi di Chaplin, che allora era irrimediabilmente solo CHARLOT!

Quanto è stato amato quel personaggio! Chi non ricorda la buffa silhouette che si muoveva in modo goffo e impacciato? Perfino i bambini attuali conoscono il personaggio CHARLOT e lo imitano vestendosi, a carnevale, coi suoi panni!

Ai tempi d'oro della sua sfolgorante carriera, mi è stato raccontato da chi allora era bambino, avevano perfino creato il pupazzo del suo personaggio. Era stato costruito in stagno (come i fatidici soldatini) ed era capace di muoversi e avanzare se gli si caricava semplicemente un po' di corda da una chiavetta posta dietro la schiena, esattamente come quella che si ritrova sui carillon.

Ma chi era in realtà Charlot?
Sicuramente un genio dell'arte dello spettacolo, mostruosamente dotato di talento creativo e di febbre del… sesso!!!
Eh già, Chaplin, dietro quella maschera bonacciona e vittima della sorte, dagli occhi dolci e tristi, nascondeva un animo dall'indole tempestosa e irrequieta…

Sir CHARLES SPENCER CHAPLIN Jr. nacque a Londra il 16-4-1889 (4 giorni prima di un altro personaggio che, pur somigliandogli molto, un giorno, nello stesso periodo storico, avrebbe avuto tutt'altra fama e sarebbe stato ricordato in un sinistro modo) da genitori artisti, non eccelsi, che sopravvivevano tirando avanti, finchè Charles padre, cantante di music-hall di lontane origini francesi non si fece sedurre dall'alcool; e la madre, di nome Hanna, una cantante e attrice di varietà, al suo terzo matrimonio, non si rifugiò nella follia, per fortuna, però, solo dopo aver insegnato ai figli, Sidney e Charles Jr, qualche rudimento di arte teatrale, pur tra un ricovero e l'altro, fino alla morte avvenuta nel 1928. Fu, infatti, proprio Hanna che lo fece salire, a 7 anni, sul primo palcoscenico da cui il figlio non ne venne mai più giù! E a ragione, direi!

Dopo la morte della madre (e del padre, quando Charles aveva solo 5 anni) i due bambini spesso furono ospiti di ospizi, ospedali, compagnie teatrali, di varietà e del circo (come quella di Fred Karno), cosicchè il piccolo Charles, pur sopravvivendo nella più assoluta povertà e praticamente per strada, sviluppò e raffinò quel talento esplosivo e quell'immagine a cui sentiva di somigliare, la quale più tardi lo avrebbe dipinto con l'appellativo di vagabondo, lungo Italia, Francia e Spagna.
Durante una tornée negli Stati Uniti il regista cinematografico Mark Sennett lo notò e convinse a tentare il cinema. Era il 5-1-1914 quando il giovanissimo Charles iniziò a calcare le scene hollywoodiane per la casa Keystone, sotto la guida di altri registi come Lehrmann e lo stesso Sennett, con la pellicola breve intitolata
MAKING A LIVING.
Poco più tardi il
vagabondo prese vita, divenendo una figura autonoma. Infatti, con lo stesso termine intitolerà anche un famoso film del 1915 THE TRAMP, ovvero egli stesso: con questo lungometraggio, diretto e interpretato  personalmente, l'attore diventa tutt'uno col personaggio, mostrandosi come un astro nascente della cinematografia hollywoodiana. Provenendo dall'Europa poi, in una tournée teatrale, il suo irresistibile talento fu immediatamente catturato.
In quegli anni, solo tra il 1916 e il 1923, interpretò ben 35 films; mentre nel 1918 fu il primo attore a incassare un milione di dollari per una pellicola; nel 1919 fondò con altri colleghi la United Artists Corporation, producendo e dirigendo film indimenticabili, ma riprenderemo più in là questo particolare.
Prima però di dar lustro alla sola cinematografia del grande Charlot, è d'uopo fare un discorsetto su un lato già risaputo di Chaplin, ma su cui, per rispetto alla memoria e agli eredi, si sorvola sempre: il suo rapporto con le donne!


E LE DONNE?
Si, quelle ci sono state, e come! Molto numerose, pure! Altro che dolce vagabondo sfortunato! E' del 1916 la registrazione della prima presenza femminile ufficiale al fianco di Chaplin: Edna Purviance, 19 anni, incarnava per il regista, l'ideale di donna romantica e realista che il copione dei suoi film richiedeva. Con la Purviance ebbe una relazione di soli due anni, ma col geniale regista/attore/musicista la donna ebbe una profonda amicizia durata tutta la vita, pur dopo il primo scandalo.
Ad un party Chaplin conobbe un grazioso scricciolo di soli 14 anni, Mildred Harris, dal caratterino vivace e megalomane, con cui intrecciò una relazione, nonostante la presenza di Edna. 
Due anni più tardi, il 23-10-1918, costretto a sposarla perché incinta, iniziò un vero e proprio incubo perché la coppia non andava d'accordo e c'era chi voleva subdolamente trarre vantaggio sfruttando il malcontento. Uno di questi fu il famoso impresario Louie Mayer, il quale fece firmare un contratto alla giovanissima signora Chaplin.
La grande casa cinematografica, Metro Goldwin Mayer, si potè così fregiare dell'onore di avere,  tra i suoi artisti, 'la moglie del famoso Charlie Chaplin'!
Del contratto con la Mayer, Charles che non ne sapeva nulla, ma tra accuse varie i rapporti fra la coppia deteriorarono a tal punto da giungere ad un divorzio plurimiliardario. 
Il matrimonio però ebbe un epilogo molto più teatrale del solo costo finale: in un ristorante scoppiata l'ennesimalite furibonda, Chaplin si vide stendere da un formidabile destro del più robusto Mayer, che lo apostrofò perfino come:- pervertito schifoso!-
Vita privata messa in pubblica piazza dai giornali, che non si posero mai nessuna remora a riportare fedelmente, nel 1924, la nuova love-story. 
Lita Grey, 16 anni, presentatasi ad un'audizione, colpì immancabilmente il regista. Il resto procedette secondo il già noto copione: gravidanza, matrimonio riparatore, due figli. Quattro anni dopo, divorzio e costosissime richieste per risarcimento danni….
La rassegna della collezione femminile di Chaplin potrebbe continuare di molto, ma sarebbe lungo e riduttivo soffermarsi solo a questo. Ricorderò, pertanto, solo le più importanti compagne che influirono incisivamente sulla sua esistenza.
Cominciamo.


LA COLLEZIONE CONTINUA
Naturalmente le prescelte erano tutte attrici, ma un'eccezione Chaplin se la concesse, per una volta, con un'ereditiera miliardaria: Peggy Hopkins Joyce, la quale aveva seppellito alle spalle 5 divorzi plurimiliardari, più un suicidio, ed era giunta a Los Angeles per sconfiggere la noia e provare nuove, forti emozioni, cosa che indusse Chaplin, durante la loro torrida e discussa relazione, alla sospensione del film a cui stava lavorando, per godere insieme a Peggy, una disinibita vacanza sull'isola di Catalina.

Nel 1936 fu la volta della brava attrice Paulette Goddard, con cui convolò a nozze, immemore, a quanto pare, di ciò che aveva già subito nei precedenti divorzi.

Se la Goddard fu la penultima moglie (da non credere che si sia fermato dopo di lei!), nel 1942 l'artista non fu esente da accusa di stupro da parte dell'ex amante Joan Barry, accusa supportata perfino dall'FBI!

Era il 1948 e il pubblico amico e nemico di Chaplin assistette, ancora una volta, ad un processo in cui lui figurava come imputato condannato a mantenere la Barry e il figlio concepito durante la presunta violenza. Più tardi, l'esame del DNA mise in chiaro, invece, che la faccenda non coinvolgeva il regista inglese.... fino all'incontro con Oona O'Neill, figlia del grande drammaturgo irlandese Eugene O'Neill, grazie alla quale Chaplin, dal 1952 in poi, conoscerà finalmente la serena stabilità sentimentale al suo fianco, divenendo la sua ultima moglie, quella che lo accompagnò fino alla fine dei suoi giorni e gli diede ben 8 figli!

Era ora, scommetto vi starete dicendo, che questo Charlot mettesse la testa a posto e la finisse, una buona volta, con tutte quelle donne!
Si, si, Chaplin in quel fatidico 1952 fu premiato anche con un metaforico Oscar alla pazienza per aver aspettato tanto la donna giusta, con cui condivise molti anni ancora di vita e di successi, per non parlare dei figli più o meno famosi che si diedero al cinema con talento come la famosa Geraldine, ora 64enne e i nipoti, tanto che in tutto, in famiglia, di artisti se ne contano attualmente ben 19! Tra questi ricordiamo l'esponente più giovane di casa Chaplin, la nipotina Keira, ora 26enne, modella e attrice nota non solo per l'illustre nome portato, ma anche per films come
L'Importanza di chiamarsi Ernest…

E della CARRIERA di Charlot che cosa possiamo dire che non sia già stato detto?
Ovviamente ben poco considerando che l'artista ha vissuto e lavorato a lungo essendo stato un autentico enfant prodige sulla cui opera sono stati già versati fiumi d'inchiostro! Però si può tentare di ripercorrere brevemente la sua carriera toccando i punti salienti.

Si usa suddividere la sua vasta e complessa produzione cinematografica in 5 periodi, a seconda delle case per cui lavorò.

1) La prima, ovviamente non potè che essere la KEYSTONE (1914), per la quale girò 35 brevi comiche, tra cui, a partire dalla 12a (CAUGHT IN A CABARET), Charles iniziò a dirigere sé stesso, delineandosi, allo stesso tempo, gli elementi del personaggio Charlot.

DA NOTARE che i films di allora corrispondevano agli attuali cortometraggi o poco più. Ecco spiegato il motivo di tanta apparente produzione in cifre.

2) Periodo ESSANEY (1915 fino ai principi del 1916), durante il quale girò altri 14 films, mentre continuava l'evoluzione della pantomima, apparentemente comica e ingenua, con un fondo di amara e ironica verità.

3) Periodo LONE STAR MUTUAL (1916-17). 12 films decisivi per la sua maturazione artistica, durante cui si annoverano veri e propri gioielli come:

- CHARLOT POMPIERE (The Fireman),
-
CHARLOT A ROTELLE (The Rink),
-
LA CURA DELLE ACQUE (The Cure),

e veri indimenticabili capolavori come:

- LA STRADA DELLA PAURA (Easy Street)
-
L'EMIGRANTE (The Immigrant)
-
L'EVASO (The Adventurer)

4) Periodo FIRST NATIONAL (1918-22), durante cui girò 8 films che, per alcuni critici, racchiudono la parabola cinematografica ascendente di Chaplin, perché veniva approfondita la visione tragicomica e polemica della vita, ma, allo stesso tempo, la sua opera si arricchiva di lirismo e di trovate sempre più fresche e originali.

Tra i film annoverati in questo periodo ci sono:
-
VITA DA CANI (A Dog's Life) 

- CHARLOT IN TRINCEA (Shoulders Arms)

- UNA GIORNATA DI VACANZA (A Day's Pleasure)

- IL MONELLO (The Kid)

- THE IDLE CLASS e GIORNO DI PAGA (Pay Day)

- IL PELLEGRINO (The Pilgrim), con cui si chiude il periodo in considerazione.

5) Periodo ARTISTI ASSOCIATI (1923-52), durante cui si compì la maturità artistica oltre
che stilistica, contraddistinto da 8 importanti films girati negli Usa e iniziato col discusso
UNA DONNA DI PARIGI (A WOMAN OF PARIS), conosciuto anche come L'OPINIONE PUBBLICA, quindi appartiene a questo periodo la trilogia romantica chapliniana, di cui sto per dirvi, rispecchiante il perfetto equilibrio comico-drammatico di queste opere di alta poesia
A questo punto è, però, necessario prima introdurre un particolare.

Sin da lungometraggi più significativi come IL MONELLO (1921), grazie al quale il successo artistico gli arrise, Chaplin ignorò disinvoltamente (e momentaneamente), perfino l'avvento del cinema sonoro nel 1927.
Di successi strepitosi ne aveva già ottenuti a bizzeffe, come
LA FEBBRE DELL'ORO (1925), IL CIRCO (1928), LUCI DELLA CITTA' (1931) (la trilogia romantica di cui sopra, appunto), ma lui, come se non fosse mai avvenuto niente, continuò imperterrito ad andare avanti proponendo, ancora una volta, un muto: TEMPI MODERNI (1936)! Era, questa, una pellicola in cui veniva esplicitata la satira sociale, pur velata da una bonaria vena comica!


FINALMENTE SONORO!
Il mondo dovrà aspettare fino al 1940 per udire la sua voce! Erano i tempi in cui il regista si decideva ad affrontare il suo gemello nero (G. Romano), attaccando ferocemente e apertamente il nazi-fascismo. Così sullo schermo la sfida fu duplice e la beffa pure: Hitler venne interpretato e ridicolizzato da un grandissimo interprete, al meglio delle sue facoltà espressivo/recitative.
Mezzo Charlot e mezzo Chaplin, il doppio di Hitler era un umile barbiere ebreo perseguitato dai nazisti e dalla sorte stessa, che aveva un sogno utopico da realizzare…


PERSEGUITATO
A causa di questo film il regista inglese fu perseguitato abbastanza, com'è prevedibile. Ma se negli anni '40 fu tormentato dai nazisti, nei '50 fu addirittura costretto a lasciare gli Stati Uniti.
Nel dopoguerra, di fatti, l'artista, a causa del suo MONSIEUR VERDOUX (1947), film su un soggetto di Orson Welles, ispirato alle vicende di Landru, diede adito ad accuse di filocomunismo e antiamericanismo da parte del senatore McCarthy, promotore di una feroce caccia alle streghe comuniste da consegnare alla giustizia.

Pertanto, con il mirabile LUCI DELLA RIBALTA del 1951, considerato il suo canto del cigno, si congedò da Hollywood ed effettuò un viaggio in Europa, durante cui venne a sapere che se fosse rientrato negli Usa, sarebbe stato di sicuro arrestato, per cui diligentemente fissò la sua residenza in Svizzera, precisamente a Vevey.
Da allora ci fu solo produzione europea: all'Inghilterra, infatti, appartengono 
UN RE A NEW YORK (1957) e con LA CONTESSA DI HONG KONG (1966), sua prima produzione a colori ed effettivo congedo del regista dal cinema, film che vide protagonisti la coppia esplosiva di Sophia Loren e Marlon Brando. Entrambi i films non apparirono, però, mai all'altezza dei precedenti.

1972. La pace sarà fatta con gli Stati Uniti al conferimento dell' Oscar alla carriera, premio che ritirò personalmente.

Perfino l'Inghilterra, da cui si era allontanato volontariamente molti anni prima, gli conferì un riconoscimento: nel 1975 la regina Elisabetta II, lo insignì del titolo di Cavaliere di Sua Maestà Britannica, quindi dell'appellativo di Sir, essendo la figura cinematografica britannica più importante, oltre che uno dei più autentici geni odierni, avendo saputo identificare, nei personaggi interpretati, l'uomo medio perseguitato dal destino, oltre che dalle avverse 

circostanze della vita; ma che, superata la cattiva sorte, riesce vincitore con le sole armi della generosità e della purezza di cuore, restando sempre nel pieno della sua dignità.

La morte lo colse in Svizzera la notte di Natale del 1977.
Qualcuno, a scopo estorsivo, qualche giorno dopo la sepoltura, ebbe la
geniale idea di trafugarne il corpo, ma l'efficienza delle indagini restituì alla famiglia Chaplin le spoglie del grande regista, che da allora riposa in pace.


CONCLUSIONI
Chaplin oltre ad essere protagonista, regista 
e autore della maggior parte delle sceneggiature dei suoi films, era, spesso, anche autore delle colonne sonore, come l'indimenticabile LUCI DELLA CITTA', in cui è inserita l'intramontabile canzone SMILE! Un vero mostro sacro! Completo sotto ogni punto di vista!

Charlot, un genio compreso

7 commenti:

  1. Ti ho inserito fra i preferiti...Ciaoo

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  2. Guarda che tempi moderni non è affatto un film muto. E' un primo tentativo di Chaplin di rispondere artisticamente alla rivoluzione del cinema sonoro (o "parlante" come si diceva allora) senza scadere nella banalità del sincrono immagine - parola.

    Pensa a tutte le voci che sentiamo nel film che sono sempre riprodotte (in scena) da un mezzo tecnico. Pensa ai rumori che si sentono per tutti i film, e, infine, alla cantata finale di Chaplin in una sorta di grammelot...

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  3. Caro Alessandro, ti ringrazio dell'appunto che hai inserito, ma io ho preso la notizia del muto di Tempi Moderni da una fonte certa, consultata fra le diverse prese in considerazione. L'articolo è di un giornalista dal nome di Giuseppe Romano, che nomino anche nel post. La rivista, invece, non ricordo quale fosse. Ciao e grazie.

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  4. Un interessante e bel tributo a Chaplin, me lo sono proprio goduto!!!!!

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