DIRITTI D'AUTORE

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venerdì 25 gennaio 2008

LA CLINICA DELLA FORMAZIONE

Con questo post molto specifico intendo aprire un nuovo settore, tra le mie opinioni su questo blog, il quale post riguarda strettamente l’area di studio già svolto e che sto approfondendo, cioè la psicopedagogia, unita all’amatissima psicoanalisi.

Mi rendo conto che bisogna dare delucidazioni su questo tipo di teoria pedagogica, denominata Clinica della Formazione e nata presso l’Università degli Studi di Milano ad opera del Prof. Riccardo Massa, mancato nel 2000, e sviluppato, in team, con alcuni dei docenti che ho avuto occasione di conoscere, una delle quali, Maria Grazia Riva, è stata l’insegnante che mi ha seguito durante la tesi, proprio sulla Clinica della Formazione, e che ringrazio infinitamente, e pubblicamente, per la possibilità che mi ha dato di svolgere una tesi su un argomento ancora sperimentale. Ma, soprattutto, perché, grazie a questo tipo di studio, ho potuto definire meglio, anni dopo la laurea, la mia figura di insegnante, pur non avendo più potuto seguire quella corrente a causa del trasferimento in un’altra città. Questo tipo di studio mi è riuscito utilissimo quando ho cominciato ad insegnare nei primi corsi di Formazione Professionale per la Regione o col FSE, se non quando insegnavo italiano per stranieri, per non parlare di adesso che l’insegnamento è mio pane quotidiano.
E’ molto importante, infatti, aver avuto una buona figura di riferimento durante la carriera scolastica e io, per quanto sia ancora alle prime armi, ho avuto già tante di quelle soddisfazioni testimoniate dall’affetto di genitori e alunni con bigliettini affettuosi e vere e proprie lettere corredate di disegni e paroline ingenue, che mi invogliano solo e sempre a continuare per questa strada.

E quanto resta impresso il ricordo di un buon professore, come quello d’inglese che ebbi alle medie, se ha dimostrato la sua validità d’insegnante e di uomo nelle scolaresche che ha seguito nel corso della propria carriera! E’ grazie a lui se ho potuto fronteggiare un anno di insegnamento in otto classi con 200 bambini di età diverse, senza avere un granché di esperienza lavorativa. Ed è ancora grazie al radicamento, operatosi molto tempo fa, se ricordo benissimo le regole linguistiche e morfo-sintattiche di quella lingua e se ora la riesco a parlare in modo decente.
Per questo rivolgo un appello a tutti gli insegnanti che capiteranno in questo blog, di avere sempre a cuore la nostra professione, perché è importante e fondamentale per la crescita e lo sviluppo intellettivo-emotivo dei nostri alunni, di qualsiasi età essi siano. E se ci fossero degli insegnanti che vogliano mettersi in contatto, sarò ben disposta a dialogare con loro.

Mi scuseranno i non addetti ai lavori se ho trattatato un argomento molto specifico, ho cercato, per questo, di renderlo il più accessibile possibile, in modo da non appesantirlo troppo con riferimenti bibliografici e filosofici. Ma andiamo al dunque.

LA CLINICA DELLA FORMAZIONE
La Formazione è un percorso educativo il cui obiettivo è l’Apprendimento. Per attuare l’apprendimento abbiamo bisogno però di metterci a studiare, in qualche modo, per sostenerlo e consolidarlo. E la Formazione, con i suoi
1) Processi,
2) Progetti,
3) Interventi,

produce dei risultati, o cambiamenti, che scaturiscono proprio dall’obiettivo di produrre un apprendimento consapevole, cioè voluto e cercato, cioè razionale, come può essere un corso intrapreso di propria spontanea volontà (potrebbe essere anche il semplice corso di scuola guida, al fine di prendere la patente), ma non di scuola obbligatoria: questo è un altro tipo di formazione necessaria e riguardante i minori.

L’esigenza della Formazione si avverte quando si verifica un
1)Evento Scatenante.
Quando, ad esempio, accade qualcosa di molto evidente e che non si può fingere di ignorare, scatta la molla dell’esigenza di innovazione, di riforma, o di qualcosa che porti ad un netto miglioramento, quindi

2) si Identifica il Bisogno.
Si procede cioè all’individuazione del problema che si è manifestato e si razionalizza, nel migliore dei casi, per vedere dove è necessario il miglioramento o il cambiamento, di cui sopra.
Dopo di che si procede alla

3) Definizione del Problema.
E’ la vera e propria diagnosi per risolvere ogni caso. Questa farà scaturire una

4) Ipotesi di Soluzione.
Vengono, a questo punto, formulate delle idee per risolvere il caso. Esse possono essere in medicina, ad es., i farmaci che il medico dà al paziente dopo aver ascoltato i sintomi del suo malessere per guarirlo.
Da qui scatta la vera e propria

5) Domanda di Formazione.
E’ il momento dalla vera presa di coscienza che fa sentire l’esigenza di un intervento superiore e specifico per ogni caso.

Se perciò la Formazione, in generale, indica qualunque pratica consapevole e intenzionale per l’Apprendimento, la Clinica della Formazione intende cogliere il significato latente sempre presente nel mondo stesso della Formazione organizzata. Perché la Clinica della Formazione attinge direttamente dal mondo della vita (Fenomenologia di Husserl), con la sua Materialità Educativa, cioè le dinamiche esterne e interne, similmente ad una reazione chimica, rendono possibile il processo formativo, il quale è composto da tre elementi (entriamo, qui, nello specifico campo della Fenomenologia husserliana applicata alla pedagogia):

1) Mondo Vitale
2)
Azione Intenzionale
3) Progettazione Tecnica

Per questo motivo la Clinica della Formazione vuole proporsi come Mediazione Educativa tra il mondo della vita (Mondo Vitale) e quello della Formazione (Azione Intenzionale).
Questa mediazione è detta Latenza Pedagogica.


IL METODO CLINICO
Il Metodo Clinico si fonda su due campi connessi alla Pedagogia: la Medicina e la Psicologia, o meglio, la Psicoanalisi.

Perché il termine Clinica?
Perché lo Sguardo Clinico è uno sguardo empirico, fondato cioè sull’esperienza. Infatti, il termine Clinica deriva dal greco klino, cioè chinarsi, curvarsi sul malato che giace sul letto, ed è proprio ciò che fa il medico quando si china, con intento conoscitivo, sul malato per visitarlo. E, in una situazione del genere, non ci si può semplicemente mettere in una posizione frontale, perché bisogna entrare nelle situazioni che ci hanno sottoposto delle precise richieste per capire i processi e le dinamiche senza classificarle o etichettarle. Significa, cioè, mettersi nei panni dell’altro e considerare normali e naturali anche il malessere, il disagio e la malattia. Così l’atteggiamento clinico, sempre in evoluzione, quindi di conoscenza, divenuto atteggiamento di ricerca, oltrepasserà un sapere che viene calato dall’alto, come il medico che si china per creare una situazione di Ricerca Congiunta, che si fa insieme tra Formatore e Formando, scoprendo e imparando insieme.
E’ un percorso a due o più persone. E’ possibile così esplorare aspetti di margine di possibili transizioni legate alla vita vissuta da ciascuno. E’ appropriata, perciò, l’immagine che dà Angelo Franza (appartenente al team del Prof. Massa), della Formazione come costruzione e progettazione di essa stessa.

Per quanto riguarda la presenza della Psicoanalisi, - aspetto che prediligo, perché rende vera e molto più efficace questa teoria pedagogica -, in questa proposta di Formazione, bisogna chiarire che non c’è qui la pretesa di fare gli psicologi o gli psicoanalisti, perchè, prima di tutto non c’è la preparazione adatta, e poi perché il sapere psicoanalitico non viene utilizzato per interpretare il mondo interno dei soggetti, ma viene utilizzato come schema di analisi e decodificazione di elementi fantasmatici e rappresentazionali.
Gli elementi fantasmatici e rappresentazionali non sono altro che i sogni che fa l’inconscio, in particolare e, specificamente, nel campo psicoanalitico, sono quelle fantasie primitive, cioè avute sin da bambini, che portano poi l’individuo a compiere certe scelte nella vita o ad adottare altri comportamenti. Non è il caso di entrare nello specifico, in un altro momento potrei anche proporre una spiegazione più esauriente della fantasmatica affettiva, per il momento è meglio limitarsi a questo. Per farla breve, però, è importante chiarire che questa fantasmatica si crea sin dalla vita intrauterina e investe l’infanzia con processi molto importanti per lo sviluppo dell’identità personale e sessuale, è, tanto per intenderci, il famoso complesso di Edipo o di Elettra freudiani
Ma andiamo avanti e torniamo alla Clinica della Formazione.

Ho spiegato, prima, in che modo viene presa in prestito la psicoanalisi. La Clinica della Formazione, oltre a basarsi sullo schema di analisi e decodificazione della pratica psicoanalitica, prevede, esattamente come la precedente, un setting specifico e variabile ad ogni situazione in cui si deve entrare per conoscere i particolari e i processi dinamici che vogliono una risposta.
Il setting o situazione è uno specifico spazio simbolico, se non fisico (come l’aula o una stanza) in cui poter svolgere un’azione.
Questo contesto si costruisce da sé col gioco delle relazioni e dei rapporti tra gli attori della situazione e possiede regole e ruoli che si possono modificare facilmente.
L’atteggiamento clinico è, perciò, attento allo spazio istituzionale, a quello simbolico del gioco relazionale e del suo contesto.
Per questo nel metodo clinico sono presenti la

1) Dimensione Esperienziale e quella
2) Sperimentale (di ricerca).
E’ un processo circolare di teoria-prassi, cioè un continuo confronto della ricerca con l’esperienza, nel suo processo evolutivo. (Ermeneutica).

C’è, infine, un ultimo aspetto fondamentale legato alla
3) Dimensione Linguistica.
Non si possono conoscere, infatti, i propri bisogni se non attraverso la comunicazione linguistica.
La Clinica della Formazione lavora proprio su ciò che si dice, sul modo in cui vengono esposti i problemi, sul modo di esprimersi e sul linguaggio usato.

In Clinica della Formazione i formandi devono produrre dei testi scritti, basandosi molto sulle proprie esperienze personali.
In seguito, si fa un’ Interpretazione per vedere come si parla della Formazione, cosa si pensa, come la si definisce.
In questi scritti c’è una dimensione nascosta che rinvia all’idea di latenza della formazione, sono cioè gli elementi che, nel racconto, vengono lasciati in ombra durante la Formazione.
La latenza della formazione si riferisce ad aspetti della formazione meno percepiti e più impliciti. Infatti, la radice etimologica della parola lat rinvia all’idea di rifugio (latebra, in latino) o luogo protetto e appartato, come una nicchia, un proprio spazio interno, nel quale si possono decodificare e decostruire le rappresentazioni mentali e i vissuti affettivi di esperienze della circostanza per capire i meccanismi processuali a cui danno luogo, per poi interpretarli.


Ecco qui uno schema semplificato di ciò che si intende per Formazione:

I SOGGETTI DELLA FORMAZIONE
:

COMMITTENTE

Formatore - Partecipanti

1) Dimensione Esperienziale (riguarda l’esperienza di tutti i giorni)
2) Dimensione Sperimentale (è la vera e propria ricerca, che si può fare anche con elementi che esulano lo specifico psicoanalitico)
3) Dimensione Linguistica (legata per esigenze, al linguaggio parlato, se no non si può comunicare).
E’ un processo circolare (ermeneutico) di teoria-prassi.

Mi fermo qui perché ho detto già troppo e mi rendo conto che non posso approfondirlo più di tanto: risulterebbe pedante e noioso.
A chi, invece, volesse dei riferimenti bibliografici più specifici, mi scriva pure nel box dei commenti.

Bibliografia:
- La Clinica della Formazione. Un’esperienza di ricerca (1993) a cura di Riccardo Massa, Armando, Roma
- La Clinica della Formazione come pratica di consulenza e supervisione (R. Massa), in Sottobanco (R. Massa-R. Cerioli) 1999, IRRSAE Lombardia, Angeli, Milano.
Maria Grazia Riva: L’abuso educativo, Unicopli, (1995), Milano
- Studio clinico sulla formazione (2000), Angeli, Milano
- Giochi di ruolo nella formazione, in Sottobanco, (a cura di Massa- Cerioli), IRRSAE Lombardia, Angeli, Milano.
- La mia tesi di laurea.

23 commenti:

  1. Mi fai venir voglia di riprendere in mano i miei vecchi libri di psicologia e pedagogia....Ciao e buon week-end.

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  2. Lena , complimenti !!!! ma che bello con questi colori....mi insegni come hai fatto ????....io dove metto le mani , faccio solo guai.........

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  3. Psicopedagogicamente perfetta...anche psichedelicamente.... , ...buona domenica...e ...mandi mandi ...Loris....

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  4. Ciao!!! Io ho frequentato (non so se esiste ancora) quello che veniva chiamato liceo psico-socio-pedagigico, in pratica mi sarebba piaciuto fare la maestra d'asilo, qui la mia prof di psicologia mi ha trasmesso la passione per la psicologia e la psioanalisi. Comunque, per farla breve all'università dove ho frequentato sc. politiche ho inserito più esami possibili di psicologia, peccato che in nessun docente abbia trovato la stessa passione della mia prof (a eccezione di uno che si infiammava per Pavlov). Magari un giorno, chissà.....se non sarò troppo vecchia.....potrei tornare a studiare...ok, ok, sono già vecchia....Ciao.

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  5. Ah ah ah pedagogico...non pedagigico...Ciaooo.

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  6. utilissimo soprattutto per chi cerca informazioni sul corso di studi da intraprendere, brava!

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  7. Lena ....mi stai stressando !!!!.....ti prego datti una calmata !!!!ehehehehehe....aiutooooooooooooo

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  8. ciao Lena, come vedi sono qui e grazie eper le info, ciao Mauro

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  9. Buongiorno !!! Felice di vederti ..eheheheheh buona giornata...il lavoro mi attende :((

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  10. Complimenti!!!! un meraviglioso lavoro.... mi piacerebbe tanto leggere questa tesi...
    c'è la possibilità?

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  11. sono un'insegnante della scuola dell'infanzia.In tarda età ho ripreso gli studi. Nel 2003/04 mi sono iscritta al corso di laurea di scienze della formazione continua, nel 2007 mi sono laureata. Il 18 ottobre del 2008 ho attivato un servizio di supporto genitoriale presso uno studio medico pediatrico. Il mio lavoro di insegnante mi piace ma questo mi da delle soddisfazioni incredibili e indicibili perchè i genitori che vengono apprezzano e riconoscono che ci possono essere sbagli,errori nel loro percorso educativo e che quindi possono rimuovere e cambiare dei comportamenti per ottenere risposte migliori dai loro figli, non solo ma per migliorare il rapporto con il figlio, per vincere con lui le sue battaglie, per crearsi un'identità positiva, ma soprattutto per crescere i figli in autonomia e per imparare ad ascoltare i figli e superare il senso di impotenza del dilenzio.
    Come tu mi puoi insegnare anche questo settore abbraccia molto la psicopedagogia e la psicanalisi. La mia domanda è puoi darmi materiale, approfondimenti, indicazioni, metodi e strategie su questo argomento? Devo, inoltre compilare la tesi di laurea specialistica, che naturalmente sto facendo su questo argomento.
    grazie
    ciao chiara

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  12. Cara collega Chiara, ti ringrazio per il commento lasciatomi e per l'interesse dimostratomi. Ti potrei aiutare se mi lasciassi un msg con l'indirizzo email, in cui t'indicherei dei testi che ho usato per la prima tesi, ma non avendolo, devo per forza risponderti da qui.
    LA mia email appare sul profilo. Scrivimi pure, appena puoi.
    Ciao e a presto

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  13. leggere l'intero blog, pretty good

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  14. leggere l'intero blog, pretty good

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  15. molto intiresno, grazie

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  16. Caro amico anonimo, ti ringrazio per i passaggi nel mio blog, un po' dappertutto. Sei sempre il benvenuto.
    Ondamagis. :-)))

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  17. mi ha aiutato molto per approfondire alcuni argomenti grazieeeee

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  18. grazie a te, amico anonimo, per aver letto il mio articolo e averlo commentato. :-D

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  19. Salve, sono una studentessa del corso di laurea in Educatore della prima infanzia di Palermo. Sto studiando filosofia dell'educazione e mi è stato tanto utile il suo articolo in quanto molto molto più chiaro dei miei libri (cmq sottolinio di non adorare particolarmente la filosofia, il problema quindi non sarà il libro ma io). Vorrei farle quindi 1domanda, saprebbe darmi delle definizioni di "pedagogia invisibile" e di "dispositivo" dato che spiega in modo per me chiaro?! ho il libro di Raffaele Mantegazza "Filosofia dell'educazione. Introduzione di Riccardo Massa".
    Grazie!Tiziana!

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  20. Salve Tiziana, per poterla aiutare in privato, sarebbe più opportuno che m'inviasse una mail all'indirizzo che vede nel blog.
    Le premetto che però non sono neanch'io incline alla filosofia, se questo può consolarla.
    L'aspetto. :-)

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  21. Ciao Lena, innanzitutto complimenti, sei davvero brava! Ascolta, io sto facendo una tesi sull'uso clinico del cinema nella prospettiva della Clinica della formazione e avrei bisogno di un piccolo consiglio sulla parte in cui parlo della Clinica della formazione e dei fondamenti teorici...devo assolutamente contattarti in privato... posso? Come faccio? dove trovo la tua mail? Grazie in anticipo

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  22. Sono sempre io, l'anonimo qui sopra :) che ti disturba. Ti voglio anticipare due cosette, prima di tutto sono Emanuela e vorrei confrontarmi con te su alcuni punti della mia tesi perchè purtroppo parto da zero sulla Clinica della formazione ed è davvero difficile per me approciarmi ad essa. Bacio

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