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mercoledì 9 gennaio 2008

ELISABETTA: UNA FEMMINISTA SUL TRONO DI ENRICO VIII (Terza parte)






Prigioniera a White Tower
Una volta dentro alla Torre, ad Elisabetta venne assegnata una grossa stanza con tre finestre e un camino.
Mi permetto qui una piccola digressione.
Anni fa visitai White Tower e, posso ammettere con certezza, notai che le camere della Torre sono veramente tetre, chi ha visitato quel posto, può confermare quanto vado scrivendo, oltre ad essersi reso conto della tristezza che incute quel luogo.
In una delle stanze più frequentate, le cui mura sono perfino protette da plexiglass, sono visibili le scritte dei condannati a morte, come Jane Grey e Thomas Seymour, i quali soggiornarono lì in attesa del tragico evento, per lasciare l'estrema testimonianza del loro passaggio.
E' stato un peccato non poter fotografare quel posto, a causa del divieto, perché sarebbe stato davvero interessante conservare testimonianze così preziose.
La cella più cupa del maniero, visitabile dai turisti, comunque, è stata, per me, quella sotterranea di Thomas Moore, il grande giurista e umanista vissuto durante il regno di Enrico VIII, al quale, com'è risaputo, il sovrano, vistosi opporre un rifiuto alla sua autoproclamazione quale capo dello stato e capo della chiesa, pur di concludere le nozze con Anna Bolena, inflisse la solita pena della decapitazione; mentre, proprio grazie a questo gesto estremo, la Chiesa Romana lo fece santo.
Si pensi a quanto dovesse essere spaventoso entrare alla luce del giorno in un posto del genere e sapere che, molto probabilmente, non la si sarebbe vista più. Essere preda di certi animaletti che vivono in pianta stabile in luoghi simili, sporchi, bui, umidi e senza ricambio d'aria, senza avere la possibilità di sgranchirsi le gambe a causa della pavimentazione accidentata, se non per l'inesistente larghezza!
Era proprio una pena dimorare in un posto simile, nell'incertezza del futuro, figuriamoci poi quanto dovesse essere grande la gioia di chi riusciva ad uscirne. E vi assicuro che i fortunati furono davvero pochi!
Ma torniamo a vedere cosa fa la giovane Elisabetta una volta entrata lì dentro.
Nei giorni successivi, all'inizio del suo soggiorno, venne sottoposta a intensi interrogatori, che avevano l'intento di volerle fare ammettere la sua partecipazione al complotto contro la regina; ma c'era perfino chi la desiderava morta. Maria, intanto, temporeggiava: come eretica, l'avrebbe dovuta mandare immediatamente al rogo, ma come sorella, no, perché Elisabetta sembrava disponibile alla conversione e le appariva, quindi, come un'anima da salvare e conquistare.
Il popolo, dal canto suo, dopo l'arresto della principessa, al consueto grido "Dio salvi la regina", contrapponeva sempre, però nella massa "Dio salvi Elisabetta". E risultava anche difficile individuare eventuali spie, pur se sui muri della città si trovavano, sempre più frequenti, scritte ingiuriose contro Maria.
Era, questo, un aspetto molto grave della situazione, se consideriamo che, all'epoca, l'alfabetizzazione riguardava solo la parte colta della popolazione, il che vuol dire nobili e giù di lì; era chiaro che certe scritte non potevano provenire da altri che da questi, stufi del malcontento che li circondava.

Il principale imputato della congiura, individuato in Thomas Wyatt, venne giustiziato l'11 aprile 1554, ma prima di morire, liberò Elisabetta da ogni sospetto annullando le precedenti confessioni, che la vedevano come una dei principali elementi del complotto. Nonostante ciò, la principessa restò nella Torre, dove le era ancora impedito di scrivere, leggere e ricevere visite. Solo alla fine del mese le si consentì di prendere un po' d'aria in cortile ed effettuare una passeggiata di non più di settanta passi, da una torre all'altra, sempre strettamente sorvegliata. Sarà qui, in questo luogo cupo e pregno di morte, che, probabilmente ebbe inizio la storia d'amore con Robert Dudley, anch'egli rinchiuso dai tempi della congiura di suo padre a favore di Jane Grey.
Non sappiamo bene come Dudley riuscì ad arrivare ad Elisabetta, ma in questo preludio ci fu sicuramente lo zampino di due bambini di circa 3-4 anni, figli del personale carcerario, i quali, ogni mattina, la aspettavano per parlare e giocare un po', per ridere e, qualche volta, anche per donarle un fiore. Un giorno addirittura la bambina, Susan, le portò perfino un mazzo di chiavi, così poteva aprire le porte, disse ridendo mentre gliele consegnava. Non si sa esattamente chi abbia dato quelle chiavi alla piccola, ma il messaggio dato poteva indurre a qualche sospetto. C'era ancora chi sosteneva che l'iniziativa di consegnare le chiavi ad Elisabetta fosse della bambina stessa e che le parole dette fossero: "Per aprire tutte le porte del tuo cuore", con un'allusione chiaramente proveniente da Dudley. Fatto sta che questa innocente iniziativa fece insospettire qualcuno e i bambini vennero allontanati e interrogati.
Nel frattempo era atteso, entro breve, il principe Filippo di Spagna, mentre, sempre grazie a Renard, ambasciatore di quel paese, a Maria entrò un'altra pulce nell'orecchio: il diplomatico era a conoscenza che a maggio era prevista un'altra rivolta, difficilmente domabile, poiché ora i ribelli si erano fatti più accorti e la presenza di Elisabetta a Londra, avrebbe potuto fomentare una ribellione, malgrado lei. Era meglio, quindi, suggerì alla regina, allontanarla così la gente l'avrebbe dimenticata. Era la volontà dell'Imperatore a far parlare Renard e Maria, messa al corrente, fece allontanare effettivamente la sorella, inviandola a Woodstock, nell'Oxfordshire, sotto la custodia di uno dei membri del consiglio privato, un uomo vanitoso e torpido, rigido ma non cattivo, sotto il quale Elisabetta sarà ancora sottoposta ai divieti di non leggere, non scrivere e tenuta a distanza di sicurezza dalla fida governante Kate Ashley. Più tardi, le furono concessi un paio di libri, un volume di Cicerone e, naturalmente, una Bibbia, ma anche carta e penna, che Elisabetta usò, come suo solito, per scrivere l'abituale supplica alla sorella, la quale, invece, si sentiva infastidita da tali messaggi, per cui le ordinò di astenersi dallo scrivere "prose sdolcinate".
I nervi di Elisabetta, messi a dura prova, stavano per cedere.
La popolazione, intanto, ferveva. Lo aveva dimostrato anche quando la principessa era stata trasportata da una barca sulle acque del Tamigi, da Londra a Woodstock. In molti, credendo che l'avessero liberata, si erano raccolti lungo gli argini del fiume per acclamarla. Elisabetta, a cui era stato imposto di nascondersi sotto una tenda, affinché nessuno la vedesse, si vide introdurre, nella portantina, dolci e biscotti che le contadine avevano preparato per lei. Di fronte a tali dimostrazioni d'affetto, ormai carica oltremisura, fu costretta perfino a pregare lei stessa le donne di trattenersi dall'elargirle altri doni.

Intanto, era giunto a Southampton il principe spagnolo, Filippo d'Asburgo, promesso sposo della regina, giusto in tempo per celebrare il matrimonio il 25 luglio, nella cattedrale di Winchester.
Durante la cerimonia, la sposa non staccò mai lo sguardo dal crocifisso, essendo talmente entusiasta all'idea di sposarsi, che, di fronte ad una realtà diversa, aveva chiuso un occhio: Filippo, di ben undici anni più giovane di lei (c'è chi dice siano solo nove), di persona, era molto meno attraente e virile di come era stato rappresentato nel ritratto che le avevano mostrato.
Il matrimonio era stato combinato in base agli interessi reciproci, per questo la differenza d'età non rappresentò mai un grosso problema per la nobiltà di entrambe le parti. E Filippo, da parte sua, aveva accettato di sposare Maria solo per concludere un affare vantaggioso, perché l'Inghilterra, in fin dei conti, valeva più di un sacrificio simile.

La rivolta prevista da Renard non scoppiò mai, e a Londra regnava la calma, mentre, per le strade, giravano quattro spagnoli ogni inglese, i quali vivevano timorosi dei primi. Continuava, nel frattempo, il massacro dei protestanti e aumentava il numero dei convertiti al cattolicesimo.
Poco dopo le nozze, la neosposa, innamorata del principe consorte in maniera quasi imbarazzante, si credette incinta; era però un errore che la fece cadere in uno stato di maggior confusione mentale e raddoppiare l'ardore religioso, tra cui il proposito di riportare fino all'ultimo suddito, in seno alla Chiesa Romana. Era infatti convinta di poter ottenere la grazia di divenir madre, sterminando i protestanti, quindi rincarò la dose con un altro olocausto, pur invitata, vanamente, dal marito alla tolleranza. Il 20 gennaio 1555, infatti, Maria ristabilì la legge contro l'eresia e istituì i tribunali inquisitori, quindi da febbraio cominciarono ad ardere i roghi, che non risparmiarono né vecchi, né bambini, né malati, né donne incinte: pur di avere un figlio, la regina immolò migliaia di innocenti; il predicatore di S. Paolo, intanto, aveva preso l'abitudine di terminare i sermoni con la solita invocazione: "Non temere, Maria, hai trovato il favore di Dio e nel tuo grembo concepirai un figlio".

E della prigioniera di Woodstock che ne è stato?
La situazione si capovolgerà completamente e l'aiuto arriverà ad Elisabetta, insperato e a sua insaputa, proprio dal cognato il quale, ormai, cosciente che sua moglie non gli avrebbe mai dato un figlio, era legittimamente preoccupato per la discendenza.
Il principe Filippo, che eseguiva alla lettera la volontà del padre, l'Imperatore Carlo V, per garantire la pace nel mondo si trovò quindi nella condizione di dover scegliere a chi lasciare il trono d'Inghilterra e, a conti fatti, la scelta migliore gli sembrò Elisabetta, pur essendoci la cugina "francese", Maria Stuarda, promessa sposa del delfino di Francia ed erede al trono di Scozia. Ma chi se la sentiva di lasciare un trono, come quello inglese, all'erede scozzese, la quale avrebbe potuto, si, unire i due troni britannici sotto un'unica corona (come è, in seguito, effettivamente avvenuto con Giacomo I Stuart), il che non era neanche un male essendo gli Stuart cattolici, ma lasciare che la Francia potesse avanzare pretese, un giorno, sul trono unificato di Gran Bretagna e Irlanda, oltre che sulla legittima terra, era troppo per gli Spagnoli: si sarebbero trovati ad avere dei vicini confinanti troppo potenti per i loro gusti. Meglio un'eretica inglese, dunque, che dei cattolici francesi!
Si iniziò, perciò, a pensare ad Elisabetta in un altro modo, e chi prima l'aveva avversata, ora le voleva essere amico.
Era l'aprile 1555 e la prigioniera venne condotta, dal suo "carceriere", ad Hampton Court, pur non essendo, la sua, ancora, una vera e propria liberazione, poiché dalle sue stanze non poteva uscire e la regina si rifiutava di vederla, finché una bella sera non fu convocata da quest'ultima, in persona e, per giunta, in camera sua.
Le due sorelle non si vedevano da un anno e quando Elisabetta vide Maria restò impressionata dal suo aspetto stanco e teso: la regina aveva gli occhi cerchiati e sembrava non godere di buona salute.
Il colloquio, secondo gli ordini di Maria, doveva avvenire solo tra loro due, ma dietro un arazzo bucato si era nascosto il principe consorte. Era volontà di Filippo essere testimone inosservato di quel colloquio, anche se, si racconta, che il futuro re spagnolo avesse proprio un debole per guardare, da uno spioncino, le donne.
Il breve incontro sembrò dare l'avvio alla "redenzione" di Elisabetta; la sorveglianza scomparve gradualmente, mentre il principe difendeva la cognata giungendo, perfino, a destare strani e insani sospetti in sua moglie. Non è escluso, infatti, che Filippo abbia nutrito della simpatia per la più giovane delle Tudor. Ma in agosto Carlo V, ormai malato e ansioso di ritirarsi a vivere i suoi ultimi anni nella tranquillità di un monastero, abdicò a favore del figlio, al quale lasciò la Spagna, le Indie e i Paesi Bassi; e, a favore del fratello Ferdinando, l'Impero e gli stati austriaco-tedeschi.
Maria, intanto, abbandonata a sé stessa,viveva a Greenwich con Elisabetta. Era sconvolta per la partenza di Filippo e si rifugiava sempre più nella fede, conducendo un'esistenza prettamente da monaca: mangiava e dormiva poco; la maggior parte del suo tempo veniva dedicata alla preghiera. Da Elisabetta pretendeva la presenza a messa e rosari quotidiani. Pregava affinché il marito ritornasse, per il futuro del suo paese che, era ormai chiaro, non avrebbe da lei avuto un erede da porre sul trono. La cosa che la preoccupava di più, però era sapere che l'Inghilterra, alla sua morte, sarebbe certamente tornata al peccato e all'eresia con la sorella, la quale pativa, in quel periodo, gli sbalzi di umore della sofferente regina.
Senonché ad Elisabetta venivano proposti, matrimoni su matrimoni, che la principessa, ormai indiscussa erede al trono, rifiutava puntualmente, perché voleva rimanere libera, anzi doveva rimanere libera e senza legami. Un astrologo, John Dee, (incluso tra i personaggi de LA REGINA E LO ZINGARO di C. Heaven, libro di cui tratterò nel prossimo articolo), finì perfino in carcere per averle previsto un lungo e prosperoso futuro da regina. Era, comunque, sempre la più amata tra le due Tudor. Le manifestazioni durante i suoi spostamenti pubblici sono la più genuina testimonianza tramandataci, dell'affetto che nutriva la popolazione per questa maltrattata e negletta principessa. La gente era stanca del governo di Maria, che aveva mandato a rotoli il paese in tutti i sensi. La vista di Elisabetta rappresentava, per questo, l'incarnazione del riscatto in meglio di questi sudditi prostrati da un'economia ridotta letteralmente a pezzi. Documenta questa preferenza, il viaggio che Elisabetta effettuò da Greenwich, dove Maria si era trasferita in assenza del marito, ad Hatfield e dove Elisabetta fu costretta, suo malgrado, a soggiornare.

La perdita di Calais
Un giorno, all'improvviso, Filippo, ormai re di Spagna, tornò in Inghilterra per uno scopo ben preciso: convincere la sovrana, sua consorte (che non sapeva dirgli mai di no), a dichiarare guerra alla Francia e a proporre, anzi imporre, ad Elisabetta, il matrimonio con un suo amico e alleato, il duca Filiberto di Savoia, alla quale proposta, la diretta interessata oppose un fermo rifiuto. Non voleva sposare un uomo inferiore al suo rango, anche perché un matrimonio del genere avrebbe voluto dire l'abbandono dell'Inghilterra e questo non poteva accettarlo, né permetterlo, perché sentiva che il suo futuro era lì, in Inghilterra.
Ma il tormento era destinato a continuare e alla principessa venne proposto un ulteriore matrimonio, questa volta con il principe Eric, erede al trono di Svezia; ma anche per questo però ci fu un rifiuto.
La presenza dei tre mesi e mezzo di Filippo in Inghilterra fu l'occasione per finire di demolire quel po' che era stato ottenuto gloriosamente dai precedenti sovrani. Il Paese, infatti, perse, si, la guerra con la Francia, ma la sconfitta più clamorosa, ricordata dalla storia, sarà la perdita di Calais, nel 1558, ultima roccaforte inglese in Europa. Il che equivalse, per Maria, al crollo definitivo delle sue ambizioni. Si rendeva conto, infatti, di aver trasformato il suo Stato in un'appendice della potenza asburgica e, pur avendo lasciato carta bianca alla famiglia del marito, era stata da quest'ultimo, allontanata e, infine, disprezzata. Solo la cieca fede la sosteneva, mentre continuava ad accendere pire umane.
Il 6 novembre, conscia di dover presto rendere l'anima a Dio, Maria fu costretta a nominare sua erede al trono la figlia dell'odiata Anna Bolena, confermando la volontà del loro padre, scongiurando però la futura regina, di mantenere, a tutti i costi, la religione cattolica. Ed Elisabetta promise.
L'11 novembre, sapendo di essere ormai prossima alla fine, la regina fece svolgere l'ultimo sacrificio, pur di tener fede alla parola data: perseguitare i protestanti.
Il 17 novembre 1558, sei giorni dopo l'ultimo inutile rogo, Maria I Tudor morì odiata da tutti, compresi coloro che l'avevano creduta la paladina del cattolicesimo. Passerà, infatti, alla storia come "Maria la Sanguinaria".
Il popolo d'Inghilterra potè finalmente esultare: aveva avuto la sua regina!

Conclusioni
Finisce qui questa biografia dell'ancor inesplorata giovinezza di Elisabetta I Tudor, che amò denominarsi Gloriana, o Elisabetta la grande, degna figlia della grandezza degli ultimi due re Tudor, Enrico VII e, soprattutto, Enrico VIII, figlio del primo. La rossa figlia di costui sarà l'ultima fulgida stella a fiammeggiare nel firmamento dei sovrani più grandi d'Inghilterra: è risaputo, infatti, che finora, nessuno dei re inglesi ha lasciato un'immagine di sé stesso veramente memorabile, quanto quella di Enrico VIII e della sua degna figlia. Né tanto meno, nessun'altra regina, nemmeno Vittoria, ha saputo lasciare un'impronta tanto profonda e favorevole di sé stessa in Inghilterra e nel mondo, quanto questa focosa e intelligente monarca, che ha saputo ricostruire, pezzo per pezzo, il suo Paese devastato, alla morte della sorella, mettendo perfino riparo alle cose iniziate dal padre e rovinate da anni di reggenza, all'epoca del fratello Edoardo VI.
Elisbetta ha plasmato l'Inghilterra a sua immagine e somiglianza; ha incoraggiato il timido affacciarsi dell'allora nascente borghesia e contribuito a riempire le casse dell'erario statale con la pirateria a danno, soprattutto, degli spagnoli con un'apparente e incosciente leggerezza, da non sembrare affatto un monarca del ‘500.
Certo anche il regno di Elisabetta non fu esente da condanne a morte per tradimento e in questo non fu certo da meno di Maria e del loro padre; anzi, la più famosa fu inflitta proprio a sua cugina, Maria Stuarda, regina di Scozia, che complottò realmente, e più volte pure, contro di lei.
Questa femminista antetempo, dotata di scaltrezza e abilità politica, oltre che di fiuto per gli affari, doti più uniche che rare in un regnante, a differenza di Maria, non mandò mai a morte gente innocente colpevole solo di professare una fede diversa dalla sua. Se mandò qualche cattolico dal boia, fu sempre e solo per motivi concreti: il complotto e il tradimento, che potevano minare il suo regno e la sua vita.

Bene, siamo giunti al termine. Non so se è proprio il caso di continuare ad illustrare la vita di questa grande sovrana, ma se dovessi farlo, non potrò tralasciare i particolari più piccanti sui suoi presunti amanti (come Dudley) o sui divertenti aneddoti che ci hanno tramandato gli ambasciatori dell'epoca, o la sua destrezza politica, perché sono caratteristiche, fondamentali, della sua poliedrica personalità.
Ma adesso basta così, mi fermo qui. Elisabetta ha ancora tanti anni avanti. E' solo una regina venticinquenne che molti vorrebbero accalappiare per mettere le mani sul suo regno, e che credono ingenua e sprovveduta perché donna.
Tutta questa folla di personaggi, più o meno importanti, si ricrederà di fronte a quella rossa più scaltra di un consumato politico e se, in principio, resterà spiazzata e sbigottita, più tardi si lascerà seducentemente ammaliare dal suo ingegno superiore e raffinato.
Ma per raccontar questo c'è tempo: Elisabetta è ancora giovane e ha ancora tutta la vita davanti. Possiamo anche permetterci di aspettare.

A TUTTI COLORO CHE HANNO GRADITO QUESTO BREVE SAGGIO GIOVANILE DI ELISABETTA I, LASCIO LA PROMESSA CHE CI SARA' UN SEGUITO RIGUARDANTE LA SUA VITA DA REGINA.

Bibliografia
- Elisabetta d'Inghilterra. Una donna al potere, (Dara Kotnik), Rusconi SpA, Milano, 1984.
- Le sei mogli di Enrico VIII (Antonia Fraser), Oscar Mondadori, 2002, Milano.

12 commenti:

  1. A me piacerebbe sapere qualcosa di più su Maria Antonietta.
    Dopo che ho visto il film (della sofia coppola), devo essere sincero, mi affascina molto.
    Brava !

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  2. bellissimo questo blog, molto interessante scoprire cose che la storia spesso nasconde....
    mi piacerebbe fare uno scambio link...
    http://kikocara.blogspot.com
    fammi sapere
    kiko

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  3. Io faccio il tifo per l'astrologo! Hi hi hi, commento culturale il mio, eh? Ciao e buona giornata.

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  4. Lena , ho difficoltà ad aprire la pagina per commentare , mi viene fuori la scritta Popup e una serie di numeri .....forse hai toccato qualcosa che non va ....sono riuscita ad entrare cliccando col mouse su " apri "....rivedi i passaggi pwer semplificare le cose

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  5. ho sentito che oggi, 11 gennaio è anche il tuo compleanno? AUGURIIII.... anche io oggi (18)...
    tante belle cose....

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  6. ho salvato il blog tra i preferiti, così non lo perdo e possoleggerlo con calma. A presto Simo

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  7. una donna importante come veicolo d'auguri ( o sbaglio?)
    ho letto qualcosa sul blog di gisella, spero di non essere arrivata in ritardo!

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  8. Ciao Lena...tanti auguri...mandi mandi ...Loris... (potresti eliminare la VERIFICA PAROLA...quella serie di codice segreto che dobbiamo decifrare per lasciare un commento...)....

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  9. Ciao Lena... dato che i tuoi post sono molto lunghi e con foto...la pagina si carica lentamente (un po' come la mia)..potresti impostarne uno o due per la pagina iniziale...- [Personalizza - Modifica (angolo sotto a destra del Quadro Posta sul blog)- Si apre finestra Configura post sul blog - Nel primo rigo imposti ....1 o 2 Post)...e salva tutto.... , ...mandi mandi ...Loris....

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  10. .....sono entrata subito adesso !!!!.....che bello , mi ero preoccupata. Complimenti per la tua regina....hai visto che qualche augurio di buon compleanno è arrivato ??? ehehehehe.........ciao Lena e buona serata.

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  11. Eccomi qui, carissima amica. Non ho avuto nessun problema ad aprire la pagina del tuo blog e non accade nulla di strano. Elisabetta è stata una pricipessa prima ed una regina poi senza eguali nella storia. Tornerò nel tuo blog, naturalmente. chery

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  12. ottimo articolo, vorrei tanto sapere se è uscito il seguito e se risulta vera la possibilità che la regina Elisabetta abbia avuto dei figli illegittimi, la ringrazio tanto per la risposta, antonio(antfreelance@hotmail.it)

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Lasciatemi un piccolo segno del vostro passaggio, sarà graditissimo. Grazie.